Appalti

Efficienza energetica, parte il piano nazionale finanziato con i primi 70 milioni (su 355)

di Massimo Frontera

Si avvicina allo start il piano per l'efficientamento energetico degli immobili della pubblica amministrazione. Un piano che mette sul piatto complessivamente 355 milioni per intervenire su 2,5 milioni di mq di immobili pubblici da qui al 2020. Si parte con una prima lista di interventi finanziati per 70 milioni (sui 355 totali) per rendere più efficienti sotto il profilo energetico sedi ministeriali, capitanerie di porto, caserme e prefetture.
L'iniziativa è stata avviata nel luglio del 2014 (con il Dlgs n.102/2014), ma solo ora è arrivato il primo passaggio attuativo importante: è stato infatti firmato (e "bollinato" dalla Ragioneria) l'atteso decreto interministeriale Sviluppo-Ambiente (con il concerto del Mit e dell'Economia) con criteri e modalità per attuare il piano.
In realtà , il decreto rimanda a due altri documenti fondamentali: le linee guida per la presentazione dei progetti e la lista vera e propria dei progetti. Il primo documento in realtà è pronto; e anche la lista è stata definita, proprio dai tecnici dei due dicasteri, perché dopo il lancio del programma (nel 2014), sono stati sollecitati alle amministrazioni centrali - con due circolari (nel 2014 e nel 2015) - interventi da finanziare. Quello che mancava era proprio il decreto appena firmato.

Nel frattempo, il quadro si è arricchito dal recepimento da parte dell'Italia, nel luglio 2015, del "pacchetto" di norme sull'efficienza energetica degli edifici. Tra le altre cose, le norme hanno fissato i cosiddetti requisiti minimi di efficienza energetica per tutti i nuovi edifici che saranno realizzate da qui al 2021. La misura ha anche interessato gli immobili pubblici, che dovranno rispettare il più alto livello di efficienza a partire dal 1° gennaio del 2019 (con due anni di anticipo sugli edifici privati). L'applicazione dei requisiti è obbligatoria per i nuovi edifici e le ristrutturazione "pesanti". L'obbligo scatta appunto a fine 2018, ma il decreto appena firmato si richiama alle direttive europee, condizionando l'accesso ai fondi al pieno rispetto delle norme che arrivano dall'Europa. Stessa cosa anche per le nuove norme sull'Attestazione della prestazione energetica (Ape). È probabile che i progetti con previsione di essere attuati oltre il 1° gennaio 2019 debbano pertanto essere rivisti, nel caso non tengano in alcun conto delle norme Ue sulla progettazione degli interventi di efficienza energetica.

Dal decreto si ricava anche una certa complessità nell'attuazione del programma, nel quale sono peraltro coinvolti Enea, Agenzia del Demanio e il Gestore elettrico. Il programma è infatti attuato principalmente dai provveditorati alle opere pubbliche, ma in alcuni casi anche dall'Agenzia del Demanio; e in altri casi ancora dal ministero delle Infrastrutture insieme all'amministrazione proponente. Gli interventi possono inoltre prevedere l'affidamento a delle Esco. In altre parole, ciascuna Pa citata, gestirà una quota di risorse, attuando gli interventi, a valle di una disciplina indicata in apposite convenzioni.

In cima alla graduatoria dei progetti ci sarà una lista ristretta di «progetti esemplari», che riguardano contemporaneamente la riqualificazione dell'involucro e degli impianti e «che garantiscano un risparmio energetico rispetto ai consumi annuali ex-ante pari ad almeno il 50% e che rispettano i criteri ambientali minimi» regolati dal Dm Ambiente-Mise 11 aprile 2008.

Il decreto Mise-Ambiente sull'efficienza energetica degli immobili della Pa

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