Appalti

Rating di impresa a rischio, l'Anac azzera le linee guida: pericoli per la concorrenza

di Mauro Salerno

Rischio di creare un'ulteriore barriera di accesso al mercato, sovrapposizione con le norme che regolano la qualificazione e l'esclusione dalle gare, pericolo di penalizzare le imprese con una lunga tradizione ne settore o, al contrario, le start up o le eventuali società straniere. Dopo i segnali di frenata lanciati dal stesso Raffaele Cantone («serve un approfondimento», aveva detto poche settimane fa il numero uno dell'Anticorruzione) ieri è arrivata l'ufficialità. Le linee guida sul rating di impresa saranno ritirate.

La prima fase di consultazione sul provvedimento varato a fine giugno ha convinto i vertici dell'Anac che l'impianto raggiunto non coglie nel segno e anzi rischia di creare problemi al mercato. La decisione, condivisa da Raffaele Cantone, è di ripartire da zero.

Con una formula inedita per un'Autorità, la scelta è quella di ridare voce agli operatori, con una sorta di maxi-audizione il prossimo 30 settembre a Roma.

L' incontro, a porte chiuse, sarà ospitato nella sede della Banca d'Italia, dove saranno invitati a partecipare e dare il proprio punto di vista tutti i rappresentanti del mondo delle imprese (Ance, Confindustria, piccole imprese) e dei professionisti (ingegneri, architetti) . Oltre ai rappresentanti della Banca d'Italia saranno presenti anche grandi società come la Consip e le altre Autorità interessate come l'Antitrust.

«Vogliamo capire anche dalla voce degli operatori come possono essere scritte queste linee guida - dice il consigliere Anac con delega agli appalti Michele Corradino -, se effettivamente possono essere scritte». La criticità maggiori riguardano il rischio di creare un'ulteriore barriera di accesso alle gare, in particolare per la sovrapposizione con il rating di legalità, che dovrebbe concorrere a formare il rating di impresa. «Uno dei problemi più evidenti è che il rating di legalità viene concesso solo alle imprese con fatturato annuale superiore a due milioni di euro - continua Corradino - mentre il rating di impresa non prevede questa soglia minima».

Difficoltà derivano anche dalle tante sovrapposizioni che la disciplina del rating di impresa rischia di creare con le norme sulla qualificazione delle imprese basate sulla Soa (che già prendono in considerazione molti dei parametri che servono a valutare il comportamento tenuto dalle imprese in cantiere), senza contare le aree di interferenza con le norme che regolano i requisiti di partecipazione alle gare o le cause di esclusione dalle procedure.

Come spiega Corradino «è molto complicato poi tenere conto e premiare, come sarebbe giusto, la "storicità" delle imprese presenti sul mercato da anni, senza andare a scapito di start up e società straniere». Insomma si rischia di duplicare gli adempimenti, andando anche a detrimento della tutela della concorrenza.

Di qui la scelta di un radicale ripensamento, azzerando la vecchia bozza per ripartire da un foglio bianco da provare a riempire con l'aiuto degli operatori, senza cadere nell'errore di calare dall'alto una disciplina che rischierebbe di risultare inapplicabile o dannosa.

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