Appalti

Gare Infratel per la banda larga in zone bianche, Fastweb ricorre al Tar Lazio

di Antonella Olivieri

I bandi Infratel per la costruzione delle reti tlc di nuova generazione nelle aree a fallimento di mercato partono con l’incognita del contenzioso con gli operatori. Se Telecom, a fine giugno, si è appellata alla Ue, ma senza chiedere la sospensiva, martedì scorso l’ha fatto Fastweb. Con un ricorso al Tar del Lazio, l’operatore che fa capo a Swisscom e che ha fatto dall’alta velocità di comunicazione la sua bandiera, ha chiesto infatti la sospensione cautelare dei provvedimenti impugnati contro Infratel e il Ministero dello sviluppo economico con la conseguenza che, se l’istanza fosse accolta (si parla del 5 ottobre come possibile data per l’udienza), slitterebbe il termine già fissato al 17 ottobre per la presentazione delle offerte da parte degli operatori telefonici nelle prime regioni previste e cioè Abruzzo, Molise, Emilia, Lombardia, Toscana e Veneto.

I temi contestati nel ricorso Fastweb sono piuttosto tecnici. Il principale è relativo alla prenotifica fatta prima di conoscere i contenuti dei bandi e senza la possibilità di modifiche successive per quanto riguarda la possibilità di formare consorzi di imprese anche temporanei. In autotutela già a giugno Fastweb aveva chiesto a Infratel di cambiare la formulazione a riguardo anticipando che in caso contrario sarebbe stata costretta a ricorrere in Tribunale, come poi ha fatto in questi giorni.

Telecom invece, sempre a giugno, aveva fatto ricorso alla Ue su altre tematiche che riguardavano in particolare la determinazione dei prezzi di accesso alla rete costruita in concessione nelle aree a fallimento di mercato (dove cioè il privato non avrebbe interesse economico a investire autonomamente) e i prezzi wholesale, cioè quellipraticati all’ingrosso agli operatori telefonici che affittano la rete per fornire servizi alla loro clientela. Sul primo punto Telecom chiede che siano fissati dall’Agcom con il metodo tradizionale dei test di mercato e non invece stabiliti da Infratel. Sul secondo la questione è relativa al fatto che mentre l’incumbent è regolamentato anche sul prezzo minimo all’ingrosso, il concessionario della rete Infratel non sarebbe soggetto a quest’obbligo, col rischio,cioè per Telecom di non poter far concorrenza, nemmeno volendo.

Anche Eolo (Ngi), operatore di medie dimensioni che fa leva sulla tecnologia wireless, a sua volta starebbe preparandosi a ricorrere sui bandi. E con questo salirebbero a tre su sei (gli altri operatori interessati sono Metroweb, Enel Open Fiber e eVia) i soggetti che avrebbero avanzato contestazioni. Il vero nodo del contendere, anche se finora non sono stati inoltrati ricorsi, sembra essere però la penalizzazione che grava sugli operatori verticalmente integrati, che vale dieci punti per l’assegnazione dei bandi. Secondo stime settoriali sarebbe arduo se non impossibile vincere la gara contro gli operatori non verticalmente integrati (come Enel Open Fiber e Metroweb) dal momento che il 70% dei criteri che contribuiscono al punteggio sono tecnici e solo il 30% economici.

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