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Terremoto/2. Le prime mosse di Errani: trasparenza, asse forte con l'Anac

di Massimo Frontera

Tre settimane, o quattro al massimo, per scrivere il decreto in cui precisare poteri e deroghe per gestire la ricostruzione e fissare tutti i paletti di trasparenza e legalità per i lavori, in forte sinergia con l'Anac. Vasco Errani, subito dopo la nomina a commissario alla ricostruzione dal Consiglio dei ministri di ieri, è partito per il suo primo sopralluogo nelle aree colpite. Sopralluogo che continuerà anche oggi. Ma prima di vedere con i suoi occhi la situazione, ha ascoltato - nella mattinata - il lungo resoconto che il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ha fatto di fronte ai governatori convocati dal presidente delle Regioni, Stefano Bonaccini, in una conferenza straordinaria a porte chiuse. Da cui però filtrano indiscrezioni che consentono di capire quali saranno i primi passi del neocommissario.La prima cosa da ricordare - però - è che Curcio ha incassato l'apprezzamento generale per il lavoro svolto, a partire dai quattro governatori delle regioni interessate dal sisma. Nessuno ha avuto da dire sulla gestione del capo della protezione civile e anche i numeri - con una quasi parità di decessi e salvataggi - stanno a dimostrare che l'intervento è stato tempestivo ed efficace. Errani ha poi anticipato le sue mosse da qui a un mese: entro tre-quattro settimane al massimo ci sarà un decreto legislativo che conterrà tutte le procedure, le deroghe, i poteri e le funzioni per mettere mano alla fase della ricostruzione. L'obiettivo è accorciare il più possibile i tempi dell'avvio della ricostruzione senza aspettare la completa uscita della fase dell'emergenza. Emergenza, fase temporanea e ricostruzione non saranno rigidamente separate ma si snoderanno in contemporanea, grazie alla collaborazione istituzionale con i colleghi governatori e all'ottimo feeling con il capo della Protezione Civile. Non solo. Errani ha in mente di valorizzare soprattutto gli enti locali. Una parte - non facile - del lavoro sarà quella di rafforzare le strutture tecniche dei Comuni.

L'idea di Errani è di lasciare agli enti locali il ruolo di "front office" con la popolazione. La struttura commissariale - che Errani immagina snella - punterà proprio sul coinvolgimento dei Comuni e la catena di governo della ricostruzione, ha sottolineato, deve fare perno sui sindaci. La cosa più importante - ha detto - è tenere insieme la comunità: la comunità deve sapere che la risposta gliela sta dando il Comune, sia pure insieme alle regioni, alla Protezione civile e al commissario e al governo. Errani ha invece frenato molto sulle aspettative: non prometto niente, ha detto chiaro e tondo ai governatori dopo avere ascoltato la lista dei problemi sul territorio. Il lavoro sarà molto complicato e fare promesse senza la certezza di mantenerle è un errore, ha ribadito Errani.C'è poi la sfida della fase intermedia. Un passaggio sul quale Errani non ha nascosto difficoltà. la prima difficoltà è di tipo meteorologico: già entro la metà di settembre le temperature nelle tendopoli si abbasseranno per arrivare di notte molto vicine allo zero. C'è poi un secondo aspetto, molto più delicato: quello dell'identità. Errani ha chiarito che prima di impostare piani di ricostruzione si deve capire qual è la volontà della popolazione, non solo rispetto alle case, ma anche e soprattutto rispetto alle attività turistiche e di allevamento che caratterizzano i comuni danneggiati. Altro esempio di come i "modelli" non esistono e ogni terremoto fa storia a sé: l'Emilia Romagna nel 2012 ha fatto una corsa per realizzare in 4 mesi nuove scuole, ma perché il sisma c'è stato a maggio. Nel caso di Amatrice e Accumoli la corsa sarebbe inutile: meglio dare priorità ad altro, e programmare gli edifici scolastici per l'inizio di settembre 2017.

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