Appalti

Fondo progettazione, ok della Corte dei conti ai 100 milioni contro il dissesto

di Giuseppe Latour

Un plafond da 100 milioni di euro, per mettere in moto lavori per circa un miliardo. Partendo dal completamento dello stralcio aree metropolitane e dall'avvio di un nuovo piano dedicato alle zone a rischio frana. La Corte dei conti ha appena completato la fase di registrazione del Dpcm che regola il fondo progettazione. Significa che, nei prossimi giorni, l'Unità di missione Italia sicura, guidata da Mauro Grassi, e il ministero dell'Ambiente potranno iniziare a selezionare, insieme alle Regioni, gli interventi da finanziare per portare gli elaborati al livello di progettazione esecutiva. E, quindi, avviare un nuovo ciclo di gare sul dissesto idrogeologico.

I provvedimenti che hanno dato il via al fondo sono due. Il 20 febbraio del 2015 è arrivata la delibera Cipe n. 32 che, «con l'obiettivo di stimolare l'efficace avanzamento, in particolare nel Mezzogiorno, delle attività progettuali delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico», assegnava 100 milioni di euro del fondo di sviluppo e coesione 2014-2020 al ministero dell'Ambiente per l'istituzione di un fondo rotativo. Questo stesso fondo veniva regolato dall'articolo 55 della legge n. 221 del 2015, il collegato ambientale. Qui veniva previsto che questo plafond sarebbe stato organizzato tramite un Dpcm. E il decreto, dopo una lunga lavorazione che ha coinvolto l'Unità di missione e il ministero dell'Ambiente, ha finalmente compiuto il suo iter formale.

Nel testo sono indicate le modalità di funzionamento del fondo, gli interventi prioritari, il meccanismo di selezione e rotazione. La regola generale è che a beneficiare del fondo saranno i presidenti delle Regioni, in qualità di commissari di Governo. Potranno utilizzare il denaro per la redazione dei progetti esecutivi da mettere a base di gara. Bisogna, infatti, ricordare che con le nuove regole del Codice appalti non è mai possibile attivare un bando tramite un definitivo o, peggio, con un preliminare. Non saranno ammessi al finanziamento gli incarichi di progettazione già conferiti e le spese per rilievi e indagini appaltati prima della data di assegnazione dei fondi. In altre parole, il plafond sarà dedicato solo ai nuovi interventi e non a rattoppare finanziamenti passati.

Quanto all'ordine di priorità per accedere al fondo, è fondamentale quanto previsto dall'articolo 3. Avranno prelazione sui 100 milioni le progettazioni degli interventi già inseriti nelle tabelle del piano stralcio aree metropolitane. Gli elenchi sono due e comprendono, essenzialmente, 94 progetti a un livello di elaborazione più avanzata, dal valore di poco meno di 590 milioni. Sono distribuiti praticamente in tutto il paese: Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Piemonte, Lombardia, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Veneto. Quelli ancora fermi allo stato di progettazione definitiva dovranno essere portati all'esecutivo. In questo modo, quando saranno materialmente disponibili i fondi per avviare i lavori, si potrà passare alla fase di cantiere in tempi rapidi. Il secondo bacino è più ristretto e riguarda cinque interventi dal valore di 149 milioni di euro. Sono fermi al preliminare o allo studio di fattibilità ma sono comunque considerati prioritari dalle Regioni. In questi casi, quindi, serviranno più risorse per chiudere subito la fase di progettazione.

Il perimetro totale di questa parte di lavori da mettere in moto vale, allora, circa 740 milioni. E non è tutto: altri interventi potranno essere selezionati dagli archivi del ministero dell'Ambiente e dell'Unità di missione. «Pensiamo – spiega Mauro Grassi – che questo denaro possa servire a dare il via al piano dedicato alle zone a rischio erosione, al quale pensiamo da tempo. Le risorse dovrebbero andare principalmente al Centro Nord, dal momento che il Sud, in questa fase, sta beneficiando di molti fondi». La previsione, allora, è che in totale possano essere attivate progettazioni per opere dal valore di almeno un miliardo di euro.

Le domande dovranno essere presentate dalle Regioni e saranno selezionate in base agli stessi criteri già utilizzati per la composizione degli elenchi del piano stralcio per le aree metropolitane. L'entità del finanziamento sarà calcolata partendo dall'importo dell'intervento totale: il Governo, in sostanza, terrà conto della complessità del lavoro di progettazione da eseguire. I progetti saranno inclusi in elenchi regionali, da pubblicare con un provvedimento del ministero dell'Ambiente.
Il denaro sarà versato in più tranche: prima un 26% al momento dell'assegnazione del finanziamento, poi un 47% dopo l'inserimento del progetto nella banca dati, l'ultima quota pari al 27% dopo che sia stata certificata la spesa dei fondi già assegnati. Trascorsi dodici mesi dall'assegnazione di ogni quota di finanziamento senza che sia avviata l'esecuzione, il ministero dell'Ambiente potrà intervenire per nominare un commissario. Infine, viene anche regolato il meccanismo di rotazione: al momento dell'assegnazione delle risorse per l'esecuzione dell'intervento, le somme per la progettazione sono recuperate e ritrasferite al fondo progettazione.

«Questo passaggio – conclude Grassi – ci consente di metterci immediatamente al lavoro insieme al ministero dell'Ambiente per iniziare la selezione dei progetti. Ci sarà una pubblicazione in Gazzetta ufficiale, ma avrà semplice valore informativo. Il provvedimento è già attuativo e ci consente di cominciare a lavorare". Materialmente i fondi potrebbero arrivare a destinazione in tempi piuttosto rapidi. "Spero di chiudere il lavoro di selezione dei progetti nel giro di un mese e poi procedere all'assegnazione dei fondi alle Regioni».

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