Appalti

Terremoto/3. Renzi affida la ricostruzione a Vasco Errani

di Giorgio Santilli

Matteo Renzi mette a punto la doppia strategia del governo per la ricostruzione post-terremoto in Centro Italia e per il piano di prevenzione pluriennale Casa Italia. Sul primo fronte chiama Vasco Errani per dargli l'incarico di supercommissario per la ricostruzione (la nomina sarà formalizzata con un decreto in settimana), sul secondo cerca le risorse Ue e nazionali (che qualcuno nel governo già quantifica in almeno 1,5-2 miliardi l'anno per almeno 10 e forse 20 anni) e avvierà in settimana a Palazzo Chigi il confronto con associazioni di categoria, sindacati, ambientalisti, ordini professionali per mettere a punto priorità e linee-guida condivise del nuovo programma.

Lo ha detto e ripetuto il premier, facendo chiaramente capire che con Casa Italia il governo avvia anche una fase di concertazione nuova di zecca: riapre la Sala verde di Palazzo Chigi, rimasta simbolicamente chiusa in questi ultimi due anni e mezzo. Una strategia che, oltre alla ripresa di confronto con le parti sociali e l'associazionismo, potrebbe aprire anche qualche nuovo spiraglio di confronto politico, se è vero che Forza Italia guarda con interesse all'ipotesi di una legge per la ricostruzione (al punto - dice Silvio Berlusconi - che potrebbe valutare l'idea di votarla in Parlamento) e forse anche a una legge pluriennale per la prevenzione e la sicurezza, vecchio pallino del Cavaliere.

D'altra parte, anche la scelta di Errani, di cui il premier ha la massima fiducia in termini di capacità amministrative e uomo delle istituzioni, non nasconde un evidente significato politico di apertura alla sinistra interna del Pd da cui Errani viene e che recentemente ha incalzato nel dibattito politico facendosi sostenitore di posizioni orientate a un maggior dialogo fra maggioranza e minoranza Dem.La scommessa del premier resta, tuttavia, soprattutto una scommessa "del fare" che punta cioè a un risultato concreto e operativo su entrambi i fronti e su quello della ricostruzione in primis. È l'impegno che il premier ha assunto con le famiglie delle vittime. E non a caso, per quel che riguarda la ricostruzione, Renzi ha dato subito coordinate chiare parlando di "modello Anac" e gettando quindi in pista anche Raffaele Cantone, un altro di quei campioni che - dopo l'Expo - il premier chiama spesso in causa convinto che possa garantire risultati in termini di correttezza ed efficienza delle procedure e soprattutto di concreta e tempestiva realizzazione di lavori.

Quello del risultato è anche l'impegno che Renzi sta assumendo nel confronto serrato di queste ore con i responsabili delle comunità devastate dal terremoto. Non a caso, in questi incontri Renzi si ripropone ai suoi interlocutori con il taglio operativo del sindaco e soprattutto ai giovani ha chiesto di lavorare per il rilancio delle proprie comunità. Questa idea ha una immediata traduzione in termini urbanistici: ricostruzione e riqualificazione dei centri storici distrutti o lesionati, come per altro chiedono i sindaci, senza fughe in avanti di new town berlusconiane. Resta la sfida di lavori celeri e di fondi pubblici che siano effettivamente resi disponibili nei tempi programmati. Anche in questo senso potrebbe tornare utile l'Anac con una estensione dei compiti, in chiave di arbitro e di tutela dei cittadini, ai controlli sull'effettivo flusso delle risorse disponibili. Resta da capire che cosa maturerà dentro l'ambizioso progetto di Casa Italia. Renzi aspetta le proposte di imprese, sindacati e associazioni.

I quattro capitoli che sembrano in pole position, perché maturi nell'azione del governo in vista della legge di Bilancio e perché largamente condivisi nel mondo degli addetti ai lavori, sono un piano di prevenzione antisismica (con un piano per gli edifici pubblici e la "proposta Realacci" di incentivare lavori privati su scala dell'intero edificio mediante l'ecobonus al 65%), un piano di prevenzione idrogeologica (dando certezza di finanziamenti nazionali e Ue pluriennali al piano che sta preparando la task force di Palazzo Chigi con una prima tranche da 7 miliardi), un piano di riqualificazione energetica a tutto campo (comprese Pa e stabilimenti produttivi) e un piano di recupero delle periferie. Tutte idee intorno alle quali lavorano da tempo anche i ministeri direttamente coinvolti per le specifiche competenze e in particolare Economia, Infrastrutture e Ambiente.

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