Il Commento Appalti

Colosseo e Trinità dei Monti, luci e ombre nel mecenatismo sui beni culturali

di Massimo Frontera

Nello stesso giorno in cui si celebra trionfalmente la conclusione della prima parte del restauro del Colosseo, finanziato dal gruppo Tod's di Diego Della Valle, il restauro di un'altra opera famosa nella Capitale - cioè la scalinata di Trinità dei Monti - manda un pericoloso segnale negativo. Gli operai e i restauratori impegnati nel cantiere hanno infatti interrotto il lavoro perché da tempo non vengono pagati. E Fondazione Bulgari - la maison del lusso che ha contribuito all'intervento con 1,5 milioni di euro - potrebbe pentirsi di aver fatto questo atto di mecenatismo.

Il restauro della famosa scalinata - iniziato il 7 ottobre 2015 - dovrebbe concludersi il 4 agosto, ma fonti sindacali assicurano che questa scadenza non sarà rispettata. Già ora, infatti, i lavori hanno accumulato un ritardo che potrebbe prolungare i lavori fino ad autunno iniziato. Un ritardo che contrasta con l'anticipo con il quale è stato portato a termine il restauro del Colosseo, pubblicamente elogiato dal premier Matteo Renzi.

Mentre il gruppo Tod's mette a segno un positivo ritorno di immagine planetario, il gruppo Bulgari - fatte le debite differenze e proporzioni - incassa un primo ritorno di immagine negativo. Per il bene dei lavoratori interessati, dei cittadini e dei turisti, è auspicabile che il problema si risolva al più presto: che il cantiere rientri nei binari della regolarità e che l'intervento si concluda al meglio.

Ma visto che il ministero dei Beni Culturali - e, a valle, le Soprintendenze (a cominciare da quella Capitolina) - fanno sempre più affidamento sul mecenatismo, si dovrebbe evitare di scoraggiare gli investimenti dei privati. Non abbiamo bisogno di far scappare i capitali; e non abbiamo bisogno che i mecenati si pentano di aver finanziato interventi. E che magari chiedano anche i danni per averci fatto brutte figure.