Appalti

Davigo (Anm): «Il nuovo codice appalti? È tutta roba che non serve a niente»

di Em. Pa.

Il nuovo codice appalti? «È tutta roba che non serve a niente. Da anni si scrivono norme sugli appalti con regole sempre più stringenti che danno fastidio alle aziende perbene e non fanno né caldo né freddo a quelle delinquenziali. Non serve fare normative sugli appalti, serve fare operazioni sotto copertura, con agenti infiltrati che fingono di essere imprenditori e che portano all'arresto del funzionario pubblico o politico che chiede tangenti».

Pier Camillo Davigo - nuovo presidente dell'Anm che recentemente ha infuocato più di una volta le cronache per le sue stilettate ai politici - affronta la platea dei Giovani indistriali riunita in convegno a Santa Margherita ligure con piglio e ironia, raccontando casi concreti capitatigli nei lunghi anni da magistrato e strappando più di una volta l'applauso.

Evidente l'intento di evitare nuove polemiche a pochi giorni dai ballottaggi. Ma dal momento che il tema non può che essere la corruzione e il suo impatto negativo sull'economia («strozza la competitività»), Davigo qualche segnale al governo Renzi lo manda. Poca incidenza del codice appalti (tanto che la ministra per la Pa Marianna Madia, intervenuta dopo di lui, ha difeso l'attività di prevenzione anche tramite la semolicità e la trasparenza delle norme, da non contrapporre alla pur necessaria repressione).

Ma anche poca efficacia della nuova Autority creata da Renzi contro la corruzione, l'Anac guidata da Raffaele Cantone. «Non si può dire che con l'Anac si combatte la corruzione, perché sarebbe contro la Costituzione. Per combattere la corruzione servono strumenti altamente invasivi che la Costituzione riserva alla sola magistratura. E l'Anac è un'autorità amministraiva, non può avere alcun potere serio per combattere la corruzione».
Non serve a niente, dunque? «Fa cose ottime, ma non c'entrano niente con la repressione della corruzione», risponde sornione Davigo.

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