Il Commento Appalti

Bagnoli, deterrenza Anac e stop ai veti locali possono segnare una svolta

di Giorgio Santilli

È un combinato disposto di altolà ai veti locali diffusi e di deterrenza Anac quello che sta rimettendo in moto la riqualificazione e il rilancio del sito di Bagnoli. Si conferma, in questo modo, la lezione che era già arrivata con il «modello Expo», vale a dire l'intervento di vigilanza collaborativa (e preventiva) dell'Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone. Quella lezione dice che la lotta alla corruzione non necessariamente deve colpire le opere, bloccandole, ma può limitarsi a colpire chi commette il reato e le aziende che inquinano il mercato. In altri termini, la «vigilanza collaborativa» e i poteri di commissariamento sperimentati a Milano hanno consentito di completare i lavori, isolando il fenomeno patologico corruttivo.

È stata una invenzione di Raffaele Cantone che da subito si è dimostrata decisiva per salvare l'Esposizione milanese. Quella invenzione ha cambiato verso a molte cose. Prima di allora la lotta alla corruzione era avvertita da molti come una necessità per ripristinare la legalità, ma pagando un prezzo altissimo in termini di occupazione, avanzamento dei lavori, possibilità per la cittadinanza di usufruire dei servizi connessi all'opera. Il «modello Expo» ha ribaltato questa realtà e ancora di più questa percezione: con la «vigilanza collaborativa» gli investimenti possono essere depurati del rischio-illegalità e quindi possono viaggiare più veloci. È un paradosso, se si guarda con la vecchia mentalità. È un'evidenza se si legge alla luce della realtà, confermata per esempio con alcuni appalti del Giubileo.

Ma ora siamo a un passaggio ulteriore. Perché con l'approvazione del codice degli appalti, quella che era una modalità "creativa" nata dall'invenzione di Cantone ha assunto una base di legge che le darà forza e le consentirà di diffondersi maggiormente.

Non basta questo a spiegare la ripartenza di Bagnoli perché quella lotta ai veti locali portata avanti in prima persona dal presidente del Consiglio – con l'utilizzo di poteri sostitutivi e commissariali – è stato l'altro aspetto decisivo della vicenda. Una lotta contro le inerzie. Ma l'Anac continua a essere uno scudo per trasformare le trappole del passato in crescita. Con quei poteri di regolazione soft che sono la vera rivoluzione del nuovo codice.