Appalti

Più ricavi dalla tassa sulle gare e costi ridotti di 10 milioni nel primo bilancio Anac dell'era Cantone

di Giuseppe Latour

Boom della tassa sulle gare, che sale di 11 milioni rispetto alle previsioni di inizio anno e di circa 4 milioni rispetto al 2014. E obiettivi di taglio della spesa centrati: le uscite correnti sono dimagrite di oltre 10 milioni di euro. Sono questi i due elementi più importante del rendiconto finanziario Anac relativo al 2015. Si tratta di un bilancio particolarmente rilevante, perché è il primo che fotografa dodici mesi interi sotto la guida di Raffaele Cantone. Ed è il primo che racconta gli effetti dell'opera di riorganizzazione della nuova Autorità. Il piano, varato all'indomani dell'arrivo dell'attuale presidente, prevedeva un efficientamento piuttosto drastico della struttura. È stato attuato, anche grazie a scelte dure: il personale costa 4 milioni di euro in meno rispetto ai livelli dell'Avcp. E il Consiglio incide sui conti per una cifra pari alla metà esatta della vecchia Authority.

La premessa è che il decreto n. 90 del 2014 imponeva una serie di obiettivi di spending review all'Anac nell'ambito del suo piano di riordino: quello più importante era il taglio del 20% delle spese di funzionamento. La verifica di questi obiettivi è resa difficile dal fatto che l'Anac è il risultato della fusione tra la vecchia Autorità anticorruzione e l'Avcp. Non essendo i bilanci delle due strutture defunte redatti in modo uniforme, è impossibile fare un controllo preciso. Però, guardando ai numeri della struttura più pesante (la vecchia Avcp), l'effetto dei tagli è chiaramente percettibile.

L'azione di spending review avviata dall'Anac si vede nella parte che riguarda le uscite correnti: questa voce pesa 45,5 milioni di euro. Per dare un'idea, la vecchia Avcp (che aveva però un perimetro diverso e più piccolo rispetto all'attuale Autorità) spendeva, nel bilancio 2014, 56,1 milioni di euro. Solo questa sforbiciata vale quasi il 19 per cento del vecchio bilancio. E, guardando qualche numero più specifico, si comprende dove sono stati recuperati questi soldi. Il presidente e i quattro consiglieri percepiscono 596mila euro in tutto, ai quali si aggiungono circa 75mila euro di rimborsi spese: il vecchio Consiglio dell'Avcp costava esattamente il doppio. Al segretario generale vanno 160mila euro, con 40mila di indennità di risultato.

Ancora, tutto il personale dirigente costa 2,3 milioni di euro, ai quali si aggiungono 3,4 milioni di parte accessoria dello stipendio. In totale, per il personale vengono spesi circa 30 milioni di euro (considerando tutte le voci collegate); l'Avcp ne spendeva 34,1. Un risparmio notevole per una voce difficilmente comprimibile.

Questo effetto taglio viene, ovviamente, declinato su tutte le singole voci di spesa. Per i buoni pasto vanno via 348mila euro, per la formazione del personale 11mila euro, per l'acquisto di libri e periodici 40mila euro, per le spese d'ufficio e di cancelleria 223mila euro, per i canoni di locazione 3,3 milioni di euro. Questa voce, per effetto dello spostamento della sede a Palazzo Sciarra, comporta da sola risparmi per circa mezzo milione di euro sul vecchio rendiconto.

Passando alle entrate, il pezzo forte è costituito dalla tassa sulle gare, il contributo dei soggetti vigilati per la partecipazione ai bandi: imprese, stazioni appaltanti e Soa. In totale sono entrate nelle casse dell'Authority 61 milioni di euro. Si tratta di una cifra gigantesca: rispetto alle previsioni sono 11,7 milioni di euro in più. L'anno scorso questa voce di bilancio valeva 56,8 milioni di euro. A questi soldi si aggiungono 5 milioni di euro versati direttamente dallo Stato nelle casse dell'Autorità. Calcolando tutte le voci, allora, arriviamo a spese per 76,9 milioni di euro e ad entrate per 97,8 milioni. Una situazione che porta il fondo cassa al 31 dicembre a salire fino a quota 82,8 milioni di euro: 11 in più di inizio anno.

Il rendiconto finanziario 2015 dell'Anac

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