Appalti

Nuovo Codice/5. Cresce il ruolo dei soggetti privati nella gestione delle gare digitali

di G. La.

Non solo gare elettroniche. Il nuovo Codice appalti è destinato a consolidare in maniera definitiva la digitalizzazione del mercato dei contratti pubblici nel nostro paese. Ma anche a produrre un esito inatteso: il potenziamento del ruolo dei soggetti privati nella gestione delle gare, a supporto degli uffici tecnici delle amministrazioni. È quanto emerso nel corso dell'appuntamento che giovedì 21 aprile I Faber, tra le principali società italiane specializzate nei servizi di e procurement, ha dedicato al nuovo Codice appalti.

«Quello che emerge con forza dal nuovo Codice è che, se guardiamo alle piattaforme elettroniche, ci prepariamo ad affrontare un periodo di grande dinamismo». Luca Bondini, head of markets di I Faber, spiega così la sua visione del decreto legislativo appena pubblicato. Si tratta di un testo che, per molti aspetti, deve ancora trovare una compiutezza piena: quaranta decreti attuativi sono moltissimi e, in diversi casi, riguardano proprio la digitalizzazione. Di certo, però, l'intendimento di chi ha scritto le norme è puntare verso l'innovazione del settore.

«Penso – dice ancora Bondini – che questo testo ponga una pietra tombale sulla gestone in house delle piattaforme elettroniche. Ormai si tratta di una scelta fuori dai tempi. È sostenibile per chi, come Consip, può sostenerne i costi, ma gli altri soggetti dovranno percorrere una strada diversa». Il pensiero va, soprattutto, agli aggregatori regionali. Alcuni hanno già fatto la scelta di affidare il servizio a soggetti terzi. Altri lavorano con piattaforme proprietarie. L'Agenzia per l'Italia digitale, però, si prepara nel giro di pochi mesi a rivedere gli standard tecnici di queste piattaforme, rendendole interoperabili e aumentando i livelli di sicurezza. Tutti cambiamenti che fanno a pugni con una gestione interamente pubblica dei sistemi.

Ma c'è anche un fronte completamente nuovo, che il Codice potrebbe aprire. «Il decreto crea la possibilità di un coinvolgimento maggiore dei privati nella gestione dei processi di affidamento», dice Bondini. Il riferimento è all'articolo 39 del decreto, che parla di committenze ausiliarie: sono le attività di supporto alla stazione appaltante in fase di preparazione delle procedure di gara. Resta da capire come l'Anac interpreterà questa norma, ma la lettera del Codice pare chiara: le stazioni appaltanti possono farsi aiutare da centrali di committenza accreditate o da altri prestatori di servizi, anche privati. «Potremmo andare verso un'esternalizzazione di gran parte del processo di gara», prosegue Bondini.

Alle Pa resterebbe soprattutto la fase di esecuzione e controllo sui bandi. In questo senso, sarà importante creare soggetti privati altamente qualificati, in grado di accompagnare lo sviluppo del mercato pubblico in maniera coerente. «Il Portogallo, che è stato tra i casi di scuola di questo tipo di innovazioni – conclude Bondini - è riuscito a progredire molto anche perché ha avuto un numero limitato di player certificati».

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