Appalti

Nuovo codice/4. Edili in sciopero: sugli appalti delle concessionarie ignorato accordo col Mit

di Giuseppe Latour

Sindacati in sciopero mercoledì prossimo. I lavoratori delle società in house delle concessionarie il 27 aprile incroceranno le braccia per otto ore. E' questa la prima (durissima) reazione alla pubblicazione del Codice appalti, approdato in Gazzetta ufficiale nella tarda serata di martedì. Nel mirino c'è l'articolo 177 del decreto legislativo, relativo ai lavori in house delle concessionarie. All'ultimo secondo, infatti, dal testo è saltata l'eccezione che faceva salvi dall'obbligo di gara i lavori tenuti in gestione diretta dalle società. Una modifica che dunque non recepisce l'accordo sottoscritto tra sindacati e ministero delle Infrastrutture nelle settimane scorse. E che, secondo Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, mette a rischio centinaia di posti di lavoro. Intanto, anche dal Consiglio nazionale degli architetti arrivano le prime impressioni negative sul testo.

«Mercoledì 27 aprile – recita il comunicato congiunto delle tre sigle sindacali - si fermeranno i lavoratori delle aziende di costruzione e progettazione delle concessionarie autostradali, a seguito dello sciopero di otto ore proclamato dai sindacati di categoria FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil». La mobilitazione si svolgerà con articolazioni territoriali ed è stata decisa «a seguito della scomparsa del riferimento alla gestione diretta dei lavori appaltabili, i cosiddetti lavori in house, dal testo finale del Codice degli Appalti, approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri».

Proseguono le segreterie nazionali delle tre sigle: «Negli ultimi mesi la norma che prevede di poter affidare direttamente lavori, progettazioni e manutenzioni nella misura massima del 20% degli investimenti, ha già provocato centinaia di licenziamenti. Evidentemente tutto ciò non interessa al governo, che per tutta risposta nel testo dell'articolo 177 ha inspiegabilmente cancellato il riferimento alla gestione diretta, presente nelle versioni precedenti del Codice. In questo modo l'Esecutivo ha fatto carta straccia non solo dell'accordo tra sindacati e ministero delle Infrastrutture, che su questo punto avevano raggiunto un'intesa, ma anche del parere unanime delle commissioni parlamentari, che avevano proposto un emendamento ad hoc, recependo le nostre osservazioni».

A bruciare è il fatto che il Mit abbia accettato di sottoscrivere un accordo, poi rinnegato. Ma anche il fatto che quella ipotesi di revisione, nelle settimane successive, sia entrata nei pareri delle commissioni parlamentari, trovando anche un forte sostegno da parte del relatore al Senato, Stefano Esposito. Tutto questo, alla fine, non è bastato, perché nel testo uscito dal Consiglio dei ministri la deroga per la gestione diretta è stata eliminata.
«Prevedere l'obbligo dell'80–20% anche per la parte di lavori e servizi gestiti direttamente – concludono Feneal, Filca e Fillea - è ingiusto e sbagliato: non ci sarà alcun beneficio al sistema, e la norma comporterà soltanto la perdita di migliaia di posti di lavoro, e quindi di professionalità, con un conseguente calo della qualità delle opere e della manutenzione autostradale, a discapito della collettività».
A questo punto è probabile un nuovo incontro con il ministero, per chiarire la situazione. Anche se, contemporaneamente, si sta già cercando la strada del dialogo con l'Autorità anticorruzione.

Intanto, arriva anche la reazione del Consiglio nazionale degli architetti. «Il nuovo Codice degli appalti disattende in modo clamoroso alcuni fondamentali principi della legge delega», spiegano. Soprattutto, viene disatteso «uno dei cardini della riforma, quello della centralità del progetto e, conseguentemente, del concorso di architettura, relativamente al quale non ci sono strumenti per renderlo più credibile ed efficace».
Non piacciono le norme sulla sponsorizzazione. «È inaccettabile, poi, che il nuovo Codice preveda che un progettista possa prestare gratuitamente servizi, a sua cura e spese a titolo di sponsorizzazione: si tratta di un incentivo a chiedere prestazioni gratuite». Ancora, «va anche segnalato come non sia stato recepito l'obbligo di applicare il cosiddetto Decreto parametri a garanzia di una corretta stima dei corrispettivi per le gare di progettazione e di servizi di architettura e ingegneria; ciò contrariamente a quanto previsto per l'appalto delle opere che devono fare riferimento, ove presenti, ai prezzari regionali».

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