Appalti

Bagnoli, subito il risanamento e infrastrutture: il nuovo piano da 272 milioni dopo 23 anni di tentativi

di Vera Viola

Ci sarà un porto turistico, sarà rimossa la colmata, la bonifica deve partire subito e concludersi in 36 mesi. «Ci vorranno 270 milioni e noi li metteremo per restituire Bagnoli ai napoletani», ha assicurato il premier Matteo Renzi.

Poggia su questi pilastri il nuovo Piano per Bagnoli, presentato e approvato dalla cabina di regia che ieri si è riunita a Napoli, alla presenza del presidente del consiglio. A distanza di più di venti anni dal primo, arriva un nuovo piano, realizzato da Invitalia, investita del ruolo di soggetto attuatore, che tenta di dare anche ai nodi più complessi e sui quali finora ogni discussione si era arenata. Lasciando così trascorrere decenni.

Porto turistico, colmata, parco, archeologia industriale. Soprattutto bonifica. Interventi da finanziare con project financing, fondi europei e project bond. Di tutto ciò si è occupata la cabina di regia, in una giornata difficile per scontri di piazza e polemiche politiche al vetriolo, presieduta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, con il commissario straordinario per Bagnoli, Salvatore Nastasi e il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. In assenza, ancora una volta, come annunciato, del sindaco di Napoli Luigi de Magistris.

«Dopo 23 anni dalla chiusura della fabbrica e 300 milioni di euro spesi per bonifiche non completate e opere in parte mai collaudate... – recita la copertina del piano - ecco Bagnoli come sarà». Si parte chiaramente dalla bonifica, da realizzare in due macro fasi: attività prioritarie di immediato avvio da concludere entro il 2016 e attività strutturali di medio termine da avviare nel 2016 e ultimare entro il 2019. Sarà rimossa la colmata e saranno bonificati 190 ettari rimuovendo due milioni di metri cubi tra colmata e rifiuti. Il 15 maggio, dopo la conferenza di servizi, sarà richiesto il dissequestro delle aree per bonificarle. La gara sarà europea e “trasparente”.

A questo proposito il premier ha annunciato il coinvolgimento dell’Anac con cui sarà firmato un protocollo d’intesa ormai pronto.

Parallelamente, secondo il nuovo piano, a fine 2017 dovranno partire le infrastrutture da realizzare entro il 2019: una smart grid, il sottopasso tra waterfront e aree interne, fibra ottica, impianto di trattamento delle acque. E, sorpresa: una funivia tra Posillipo e Nisida. Il waterfront sarà il principale attrattore, come una terrazza per il tempo libero sul golfo di Pozzuoli. Il porto turistico ci sarà, con una dotazione di almeno 700 posti barca, e sarà localizzato nell’ansa di Nisida, come da tempo proposto dall’Unione industriali di Napoli. Il Miglio azzurro, sempre sulla costa, ospiterà attività legate alla nautica, artigianato e nuove tecnologie applicate all’attività dei maestri d’ascia, cantieri per la manutenzione. Un pontile di vetro, leggero e trasparente, si allungherà sul mare fungendo da spazio espositivo e dimostratore tecnologico aperto.

Due gli alberghi («senza aggiungere un metrocubo di cemento e senza cambiare i piani urbanistici», ha assicurato ieri Renzi): il primo a Nisida, di dimensioni contenute e posizionato su un segmento di offerta elevato, il secondo nei pressi del pontile di vetro, di maggiori dimensioni e di medio livello. Entrambi con affaccio a mare. Il Parco dello Sport, il parco verde, saranno completati e affidati a gestori internazionali. A Bagnoli ci sarà spazio per high tech e ricerca, da integrare con Città della Scienza. Per agrifood, università di eccellenza e campus. Si riducono le residenze – una novità inaspettata –  «pari a un quarto delle vecchie previsioni».

«Finalmente dopo 23 anni – precisa l’ad di Invitalia Domenico Arcuri – un progetto che disegna un futuro per Bagnoli non solo nel segno del recupero della bellezza ma anche della sua vocazione economica e produttiva. Abbiamo individuato anche le possibili fonti finanziarie. Oggi – conclude – il futuro di Bagnoli è più vicino».

Era il febbraio 1995 quando la giunta di Antonio Bassolino faceva ambiziosi progetti per riqualificare l’area ovest, dopo la chiusura dell’Italsider. Parte allora una storia di fondi pubblici spesi per una bonifica non completata su cui la magistratura indaga (da aprile 2013 ), la storia di opere realizzate e mai inaugurate, oggi preda di vandali. La storia del fallimento di Bagnolifutura, a maggio 2014, su istanza di Fintecna. Insomma, macerie. Mentre ancora in queste ore su tale montagna di macerie si consuma uno scontro istituzionale tra governo e comune, dai toni aspri, anzi violenti.

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