Appalti

Appalti/3. Le Regioni chiedono più tempo sugli obblighi di comunicazione elettronica

di G. La.

Quindici osservazioni in arrivo dalle Regioni. Il parere dei governatori sul Codice appalti, previsto ieri al passaggio in Conferenza unificata, è slittato in avanti di una settimana: sarà approvato il prossimo 31 marzo. Il processo di sintesi che dovrà portare a definire tutte le criticità individuate dalle Regioni ha bisogno ancora di qualche giorno. Sono centinaia, infatti, le proposte arrivate da tutta Italia al tavolo di coordinamento delle Regioni istituito presso Itaca, che si sta occupando della stesura materiale del documento tecnico a supporto dei governatori. Alla fine, si punta a individuare un pacchetto di quindici punti da emendare nel decreto. Alcuni, comunque, sono già chiaramente in cima alla lista: avvalimento, soccorso istruttorio, utilizzo di mezzi di comunicazione elettronici, commissioni giudicatrici, subappalto, massimo ribasso, contenzioso.

Il rinvio maturato ieri è collegato a questioni di opportunità politica. L'audizione del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio avrà luogo mercoledì prossimo, il 30 marzo. Il parere del Consiglio di Stato non è ancora arrivato, così come il lavoro delle commissioni parlamentari è ancora lontano dalla conclusione. Approvare un parere, in queste condizioni, sarebbe stato prematuro. Anche perché il processo di sintesi delle proposte di modifica arrivate dalle diverse Regioni è piuttosto complicato.

Al momento, il tavolo di coordinamento istituito presso Itaca si sta orientando per ridurre il perimetro delle proposte a quindici modifiche. Alcune di queste sono già state individuate. La prima riguarda l'articolo 40, che prevede l'obbligo immediato di utilizzare mezzi di comunicazione elettronica per le procedure svolte da centrali di committenza. Bisognerebbe dare più tempo alle stazioni appaltanti di organizzarsi, spostando i vincoli in avanti, almeno al 2018.

Un altro tema rilevante è quello delle commissioni giudicatrici. Sul punto, va bene l'assetto attuale dell'articolo 77, che entro la soglia comunitaria lascia la competenza per le offerte economicamente più vantaggiose alle commissioni interne. Le Regioni chiederanno che, anche in caso di commissioni esterne, ci sia un presidente interno all'amministrazione, come forma di garanzia. Non piace, poi, il soccorso istruttorio: la previsione di un soccorso oneroso va contro le indicazioni della delega, superandole.

Integrazioni saranno chieste sull'avvalimento, nella parte in cui si parla di requisiti di idoneità professionale: la direttiva europea esclude il ricorso a questo strumento in casi del genere. Si tratta di un errore che andrebbe corretto. Sul subappalto, ci sono perplessità legate al comma 2 dell'articolo 105, dove vengono fissati dei limiti quantitativi al di sopra dei quali un contratto può essere qualificato come subappalto. Questi vincoli andrebbero rimossi e tutto andrebbe considerato subappaltabile.

Una riflessione è in corso anche sul massimo ribasso e sulla soglia da un milione di euro al di sotto della quale si può fare ricorso al prezzo più basso: bisogna trovare una soluzione che non sbilanci il sistema dando troppo potere discrezionale alle stazioni appaltanti. Infine, c'è la questione dell'articolo 29, sul contenzioso. Qui si dice che, per consentire la proposizione dei ricorsi contro le aggiudicazioni, gli elenchi dei concorrenti esclusi andranno pubblicati subito. In questo modo, però, c'è il rischio di un'esplosione immediata del contenzioso che potrebbe bloccare le gare. Tutti questi punti, integrati da altre osservazioni, saranno inclusi nel parere finale, in arrivo la prossima settimana.

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