Appalti

Piano flessibilità alla Ue: avviati progetti per 2,6 miliardi

di C.Fo.

Un obiettivo che vale 5 miliardi e 150 milioni declinato in nove settori. Il documento inviato dal governo italiano alla Commissione europea per ottenere la clausola di flessibilità sul deficit per investimenti pubblici si compone di diverse tabelle e di una lettera esplicativa: la fetta più ricca riguarda le infrastrutture e trasporti (si veda Il Sole 24 Ore del 16 marzo) ma si aggiungono anche voci relative a Turismo e cultura, Ricerca e innovazione, Ambiente e protezione del territorio, Rafforzamento della capacità istituzionale, Occupabilità e mobilità del lavoro, Agenda digitale, Educazione, Competitività delle Pmi.

Progetti già in corso

Nel documento visionato dal Sole 24 Ore l’Italia conferma alla Ue la richiesta di flessibilità pari allo 0,3% del Pil (5.150 milioni di spesa nazionale che vanno aggiunti a circa 6 miliardi di euro di fondi comunitari) ma spiega che al momento le procedure in corso riguardano investimenti per 4,3 miliardi. Scendendo ancora più nel dettaglio, dei 4,3 miliardi per ora circa 2,6 riguardano progetti e opere (e quindi non solo procedure) in corso. Nel computo generale da presentare a Bruxelles, per non ridimensionare l’obiettivo dello 0,3% di flessibilità sul deficit, l’Italia aggiunge anche alcuni programmi specifici quali il Piano Juncker, per 946 milioni totali, e il piano Connecting Europe facility per ulteriori 963,8 milioni.

La lista degli interventi

L’Italia chiarisce che l’elenco dei progetti non è ancora esaustivo e verrà progressivamente aggiornato. Vengono dettagliati sia interventi dei ministeri sia progetti regionali, in tutto 75 senza contare quelli del Piano Juncker e del Connecting Europe facility. Oltre alla lunga serie riguardante le infrastrutture - Brennero, Torino-Lione, Treviglio-Brescia, Napoli-Bari, Palermo-Messina sono alcuni esempi - si trovano anche il piano del Miur per la Ricerca industriale e le smart cities (1,66 miliardi di cui 60 milioni di spesa prevista per il 2016 tra Ue e cofinanziamento) e quello per la scuola (182 milioni di spesa prevista quest’anno). Dieci i progetti del ministero dei Beni culturali per i quali si stima una spesa di 70 milioni nel 2016 (spiccano i 45 milioni per il Progetto Pompei). Due quelli del ministero del Lavoro (sperimentazioni di Politica attiva e sistema welfare work to work per il reimpiego, 9 milioni previsti quest’anno). Una quota importante poi, va detto, viene riservata a progetti che non riguardano investimenti in opere ma coprono invece la cosiddetta “Assistenza tecnica” alle amministrazioni che devono spendere (37 milioni).

Tra le Regioni, ci sono progetti promossi al Centro-Nord (Lombardia, Toscana, Valle d’Aosta, Liguria) ma prevale il Mezzogiorno. Tra quelli più elevati, in Campania, il risanamento dei Campi Flegrei (25 milioni nel 2016) e la riqualificazione del fiume Sarno (20 milioni). Ma la lista è quantomai varia: il Bari Film Festival, il programma del Lazio “Torno subito” per studenti o laureati, i tirocini con voucher della Sardegna, la Mostra d’Oltremare di Napoli, la ricerca tecnologica nel Molise.

Inclusi progetti 2007-2013

Nella lettera esplicativa che l’Italia ha allegato alle tabelle si chiarisce che l’elenco dei progetti verrà progressivamente aggiornato. Ma spicca un elemento tra gli altri. «Alcuni dei progetti non inclusi fino a questo stadio - si legge - saranno eleggibili per la clausola in quanto si riferiscono a interventi già cofinanziati nel ciclo di programmazione 2007-2013 da completare con risorse nazionali e rendere operativi entro il 31 marzo 2017». In sostanza, sempre per non ridimensionare l’ambizioso obiettivo dello 0,3%, l’Italia vuole negoziare con la Ue l’inclusione di progetti della vecchia programmazione 2007-2013, considerandoli aggiuntivi perché richiedono nuove risorse nazionali per essere completati.

Banda ultralarga

In particolare, nella tabella relativa al piano Juncker compare anche il Piano per la banda ultralarga, da finanziare con 400 milioni. Si tratterebbe di «finanziamenti pubblici, anche derivanti da fondi strutturali europei, o dalla Banca europea degli investimenti, con eventuale garanzia dell’Efsi (Fondo per gli investimenti strategici), da destinare a Infratel spa» (società pubblica che attua il piano, ndr). Tuttavia, nella lettera, l’Italia ricorda che su questo piano è ancora in corso una discussione con la Commissione per ricevere l’autorizzazione alle misure di incentivo. Alla banda ultralarga si aggiungono, come opere infrastrutturali, la Pedemontana Veneta (303 milioni), la Pedemontana Lombarda (150 milioni), Autovie Venete (93,5 milioni), Tangenziale Est Milano (60,3 milioni).

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