Appalti

Nuovo Codice/2. L'Anac padrone unico delle banche dati in materia di appalti

di Giuseppe Latour

Un padrone unico per le banche dati in materia di appalti. È questo l'obiettivo di una delle norme potenzialmente più innovative del nuovo Codice. L'articolo che riorganizza i poteri dell'Autorità anticorruzione, infatti, dedica anche un passaggio agli elenchi elettronici della pubblica amministrazione. Stabilendo che, in futuro, finiranno tutti sotto l'ombrello dell'Anac. Una sola eccezione è prevista a monte: la banca dati dei requisiti tenuta dal ministero delle Infrastrutture. Per il resto, nel terremoto potrebbero essere coinvolti il ministero dell'Economia, quello delle Infrastrutture e dell'Interno. Sarà la stessa Authority a fissare i confini di questo riassetto.

La norma chiave del nuovo sistema è l'articolo 213 comma 8 del Codice. Qui si stabilisce che l'Autorità gestisce la Banca dati nazionale dei contratti pubblici nella quale confluiscono tutte le informazioni contenute nelle banche dati esistenti, anche a livello territoriale, "onde garantire accessibilità unificata, trasparenza, pubblicità e tracciabilità delle procedure di gara e delle fasi a essa prodromiche e successive". In altre parole, tutti gli archivi elettronici esistenti in materia di appalti pubblici finiscono così sotto l'ala dell'Anticorruzione. Sarà la stessa Autorità a individuare le modalità e i tempi attraverso i quali i titolari di queste banche dati (previa stipula di protocolli di interoperabilità) garantiranno la confluenza dei dati nell'unico archivio accreditato, "di cui la medesima autorità è titolare in via esclusiva".

Quindi, resta da capire quale sarà l'estensione esatta che l'Authority deciderà di dare a questa previsione, ma l'apertura fatta dal nuovo Codice resta, almeno potenzialmente, devastante: concentrare tutte le banche dati pubbliche sotto la competenza degli uomini di Raffaele Cantone. Gli archivi che potrebbero finire in questa maxi operazione di riordino sono, potenzialmente, parecchi. A partire dalla banca dati delle comunicazioni antimafia tenuta dal ministero dell'Interno. Poi, ci sono tutti gli elenchi tenuti dal Mef, che hanno relazione con il sistema degli appalti pubblici, come le banche dati che tengono monitorati i pagamenti e gli incassi della Ragioneria generale dello Stato: tra queste la Bdap (Banca dati delle amministrazioni pubbliche) e il Siope (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici) potrebbero essere in cima alla lista. Ma nella rete dell'Anac potrebbe finire anche il ministero delle Infrastrutture, con la sua banca dati sulle opere incompiute o con quella che tiene monitorato l'avanzamento delle opere strategiche. Senza contare altre competenze più frammentate, come quelle relative agli appalti sanitari o della Difesa. Insomma, l'attuale dispersione potrebbe essere superata da una maxi operazione di concentrazione.

Unica eccezione in termini di autonomia è la Banca dati nazionale degli operatori economici, tenuta dal ministero delle Infrastrutture: erediterà le funzioni di Avcpass (attualmente all'Anac) e servirà per la verifica dei requisiti degli operatori economici in fase di accesso alle gare. In questo caso il Mit e l'Anac dovranno concordare le modalità di interscambio delle informazioni, "per garantire la funzione di prevenzione dalla corruzione e di tutela della legalità dell'Autorità e nel contempo evitare sovrapposizione di competenze e ottimizzare l'utilizzo dei dati". Resta soprattutto l'incognita delle risorse. Il Codice, infatti, non prevede l'attribuzione di nuovo personale all'Anac per svolgere queste funzioni. Il pallino sarà nelle mani dell'Osservatorio dei contratti pubblici, "composto da una sezione centrale e da sezioni regionali aventi sede presso le regioni e le province autonome".

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