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Peduto: rimettere la geologia al centro dell'agenda pubblica

di Giuseppe Latour

Rimettere la geologia al centro dell'agenda pubblica. Andando oltre le affermazioni di principio e puntando su un'opera di prevenzione ad ampio raggio, che non guardi solo ai possibili focolai di emergenza. È la ricetta alla quale pensa Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, per la sua categoria. E sarà la linea guida del congresso nazionale dei geologi italiani che, a partire dal prossimo 28 aprile, si terrà a Napoli. Esperienze come quella dell'Unità di missione di Palazzo Chigi, Italia Sicura hanno iniziato a guardare nella direzione giusta. Bisogna, però, puntare a risultati più ambiziosi, potenziando l'attività di prevenzione e lavorando in maniera più organica sulla formazione e sull'educazione dei cittadini.

Presidente, quali sono gli obiettivi del congresso?
A fronte di un territorio che ha sempre più bisogno di geologi e di geologia, perché in Italia abbiamo il 70% delle frane europee, questi temi sono sempre meno al centro dell'attenzione pubblica. Il congresso, per noi, è un punto di partenza per provare a invertire questa tendenza.

Da dove si parte?
Un primo punto è certamente la formazione. Dobbiamo pensare a corsi di laurea più coerenti con queste esigenze. Le faccio un esempio: una categoria molto vicina alla nostra, gli ingegneri, sono stati capaci di innovare con la nascita di lauree come quella in ingegneria dell'ambiente e del territorio, andando ad allargare le loro competenze. Anche noi dobbiamo andare nella stessa direzione, creando nuovi corsi di laurea ed ampliando la portata del nostro corso di laurea principale, quello in scienze geologiche.

Basta questo?
Certamente, no. Un secondo punto è quello della prevenzione, che si lega molto a due disegni di legge attualmente in discussione in Parlamento: quello sul geologo di zona e quello sui presidi territoriali. Sono due proposte che guardano, sostanzialmente, nella stessa direzione. Non dobbiamo più pensare solo agli interventi strutturali, ma anche a quelli non strutturali di presidio del territorio, che per noi sono ugualmente importanti.

Mi faccia un esempio.
L'unità di missione per il contrasto al dissesto idrogeologico, Italia Sicura sta facendo un lavoro importantissimo, perché ha rimesso al centro il tema della prevenzione. Loro, però, si occupano di mitigare il rischio nelle aree dove si è già costruito. E' importantissimo, ma secondo noi a questa azione bisogna affiancarne un'altra.

Quale?
Dobbiamo pensare a quelle aree dove non è ancora stato costruito e dobbiamo fare interventi che abbiano più a che fare con la manutenzione ordinaria e con la sorveglianza. Per questo la creazione del geologo di zona sarebbe fondamentale.

In che modo?

Le faccio un esempio. Se il tronco di un albero finisce in un fiume e ostruisce la luce di un ponte, c'è il pericolo di conseguenze catastrofiche alla prima pioggia forte. Per evitare questo rischio, basterebbe rimuovere il tronco: un geologo conosce queste cose e saprebbe come agire. Per questo ogni Comune, anche piccolo, dovrebbe averne uno.

La politica non vi ha ascoltato di più in questi anni?
Sicuramente. Il dialogo rispetto al passato è stato migliore. Però, dobbiamo sottolineare come non ci siano stati grandi passi in avanti dal punto di vista normativo, probabilmente anche per responsabilità nostre. Adesso siamo pronti a portare a casa qualcosa di concreto.

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