Appalti

Nuovo codice/7. Bankitalia: per centrali di committenza e soggetti aggregatori la sfida dell'efficienza

di Massimo Frontera

Le nuove regole sugli appalti fanno fare all'Italia un passo in avanti verso l'Europa, ma la strada è ancora lunga, con sfide e rischi. «E, anche dopo la riforma, il vero banco di prova resterà costituito dall'assunzione piena di responsabilità per i risultati da parte delle stazioni appaltanti e da una maggiore apertura a livello internazionale». È quanto si legge nello studio "La riforma delle stazioni appaltanti. Ricerca della qualità e disciplina europea", a cura di Luigi Donato, dell'ufficio Consulenza legale della Banca d'Italia.

Lo studio - di 174 pagine - è centrato sul nuovo ruolo della Pa dopo la legge delega, anche in confronto con i sistemi di altri Paesi europei. La sfida maggiore, secondo i curatori dello studio, è quella a carico dei «nuovi attori che si affacciano sulla scena: le grandi centrali di committenza e i soggetti aggregatori, che dovranno dimostrare di avere le capacità richieste e di essere all'altezza dei compiti loro assegnati, anche nell'ambito di una rinnovata discrezionalità». Alle stazioni appaltanti si chiedono obiettivi di qualità e di autodisciplina che passano per una organizzazione mirata al risultato.

Su questa strada non mancheranno ostacoli e resistenze: l'evoluzione verso l'efficienza «troverà maggiori resistenze proprio tra gli operatori meno virtuosi»: «nel sistema italiano ha finora prevalso la diffidenza nei confronti delle amministrazioni», rileva lo studio e «i vincoli formali hanno rappresentato uno schermo dietro il quale celare comportamenti opportunistici o infedeli».

In prospettiva, lo studio vede anche un problema di strumenti e risorse per la crescita della Pa: «Non tutte le stazioni appaltanti sono (e saranno mai) uguali, in termini non solo di dimensioni ma anche di competenze giuridiche e tecniche»; e «non tutte le amministrazioni sono oggettivamente in grado di investire nel potenziamento delle competenze e degli strumenti di acquisto». «La strada da percorrere è ancora lunga - conclude lo studio - e in Italia il trade-off tra regole ed efficienza è difficile da fissare. Però - segnala lo studio - il clima è cambiato; l'opportunità offerta dal ruolo pragmatico dell'Anac e l'occasione del recepimento delle direttive costituiscono le premesse per indirizzare anche il sistema italiano verso il buon funzionamento del procurement pubblico».

Lo studio della Banca d'Italia su «La riforma delle stazioni appaltanti. Ricerca della qualità e disciplina europea»

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©