Appalti

Mose, i conti tornano in ordine: fine cantieri confermata a giugno 2018

di Katy Mandurino

Un anno di commissariamento ha riportato il risultato netto d’esercizio in positivo, ha ridotto le spese di gestione e permesso lo sblocco dei finanziamenti e il riavvio dei lavori.

L’amministrazione straordinaria del Mose, cominciata per volere dell’Autorità anticorruzione in seguito all’inchiesta giudiziaria che ha travolto il Consorzio Venezia Nuova, gestore dell’opera, il Magistrato alle Acque e buona parte degli amministratori pubblici e dei politici veneti dell’”era Galan”, presenta il bilancio dell’attività 2015: un bilancio che sembra aver intrapreso la strada dell’operazione di trasparenza e di revisione della governance chiesta dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone. «La gestione sana e rigorosa ha portato a una riduzione dei costi di gestione del 21% - ha dichiarato Luigi Magistro, commissario straordinario nominato assieme a Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo - e ha registrato un ritorno in positivo di 970mila euro rispetto al passivo di 28,7 milioni del bilancio 2014. Ma l’importante è che sia ripresa l’attività: i cantieri sono ripartiti, ne sono attivi 69, e ora siamo al 90% della realizzazione dell’opera, che sarà completata entro la data già comunicata sei mesi fa, cioé il 30 giugno 2018».

Il costo complessivo dell’opera è confermato a 5,493 miliardi - «auspicabilmente, potrebbe essere qualcosa di meno», dice Magistro -, di cui 5,272 già stanziati e 221 milioni ancora da trovare. Mentre 518 sono già stanziati ma in attesa di essere ricevuti, perché contenuti nella Legge di stabilità 2016 e previsti in tre tranche annuali da qui al 2018. «I 221 milioni che mancano riguardano interventi complementari - spiega il commissario straordinario - inerenti alla salvaguardia ambientale e paesaggistica. Ce li aspettiamo nella Legge di stabilità del 2017».

L’amministrazione straordinaria del Consorzio Venezia Nuova ha congelato, così come disposto dall’Anac, tutti gli utili relativi ai lavori svolti dalle imprese operanti nella realizzazione dell’opera, utili che devono essere accantonati in caso di eventuali risarcimenti. Inoltre, nei giorni scorsi, è stato chiesto e ottenuto il commissariamento della Costruzioni Mose Arsenale spa, la Comar, società creata nel 2009 per la gestione delle gare d’appalto, di proprietà di imprese azioniste del Cvn (tra cui Mantovani e Condotte d’Acqua), che ha gestito tra gli altri anche l’appalto per la Jack Up, la nave attrezzata per gli interventi di rimozione e trasporto delle paratoie mobili, costata 50 milioni di euro e mai utilizzata. Alle società consorziate e terze gli amministratori hanno chiesto la restituzione di 32,2 milioni di euro oltre gli interessi, relativi alle prestazioni inestistenti (false fatturazioni) che hanno fatto scattare l’inchiesta giudiziaria.

Altro fronte importante nel 2015 è stato quello della riorganizzazione della struttura del Consorzio Venezia Nuova: il costo del personale è passato dai 15 milioni del 2011 agli attuali 9, mentre i contratti di solidarietà attivi, per un anno, hanno scongiurato i licenziamenti (erano previsti 30 esuberi).

Sul fronte giudiziario, il commissario Magistro ha detto che il Cvn ha chiesto la costituzione di parte civile nei processi aperti a Venezia e a Milano. «Confidiamo - ha concluso - che, una volta confermate le posizioni in sede penale ,si riesca anche a recuperare il danno che chi ha agito nell’illecito ha causato al consorzio».

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