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Clausola investimenti, Agrò (Agenzia Coesione): «Anche il 2016 sarà un anno di passione»

di Alessandro Arona

Dopo la corsa del 2015 per rispettare il termine di spesa del 31 dicembre 2015 sui fondi 2007-13, «anche il 2016 sarà un anno di passione» - ha ammesso ieri il direttore dell'Agenzia nazionale di coesione, Maria Ludovica Agrò, riferendosi al rispetto della clausola europea di flessibilità per gli investimenti, che impone all'Italia di spendere 5,1 miliardi di euro di fondi europei nel solo 2016.

La clausola investimenti, come noto, consentirà all'Italia di decontabilizzare fino al massimo dello 0,3% di spesa pubblica rispetto al Pil riferita a investimenti co-finanziati da fondi Fesr, Ten-T e Piano Juncker, pari a 11,3 miliardi di spesa di cui 5,1 miliardi da fondi Ue. La clausola, che ha l'obiettivo di liberare spazi nel bilancio pubblico, scatta però solo per la effettiva quota di spesa da programmi co-finanziati realizzata nel 2016. Bisogna cioè arrivare effettivamente a questi 11,3 miliardi di spesa (5,1 di fondi Ue) per decontabilizzare il co-finanziamento nazionale. Da qui l'annuncio di "passione" della direttrice dell'Agenzia.

«Stiamo monitorando da vicino i responsabili della spesa - spiega la Agrò - come abbiamo fatto nel 2015 per la spesa 2007-13 che alla fine ha chiuso l'anno al 93,5% di pagamenti registrati, e ci fa intravvedere un traguardo finale al 31 marzo 2017 tra il 98% e il 102%». «Nel 2014 e 2015 - aggiunge - abbiamo speso 16 miliardi di euro di fondi europei, nel 2016 dobbiamo spenderne altri 5,1: è una spesa altamente monitorata e alla fine percorribile». La direttrice Agrò è dunque alla fine ottimista, anche se i 5,1 miliardi del 2016 non possono essere confrontati con gli 8 all'anno del 2014-15, perché erano gli anni finali della programmazione 2007-13, ora la macchina sta avviando i motori (anche se c'è una consistente quota di progetti "a cavallo").

Nel corso del covegno Ance del 2 marzo, dove è stato presentato il rapporto Ance sui fondi strutturali e coesione 2014-20 (si veda il servizio e la sintesi del rapporto), l'associazione naionale costruttori ha anche lanciato l'allarme sul Fondo sviluppo e coesione (Fsc, l'ex Fas), destinato a finanziare prevalentemente interventi infrastrutturali, per il quale si continuano ad accumulare ritardi nella programmazione delle risorse e a registrare da parte del governo utilizzi diversi da quelli previsti inizialmente.
L'Ance sottolinea che il Fondo 2014-2020, con dotazione iniziale di 54,8 miliardi di euro, «è stato in parte utilizzato per fare fronte ad esigenze di finanza pubblica, e complessivamente sono state assegnate risorse per 8,1 miliardi», ma «risorse per 35,7 miliardi di euro sono ancora da programmare e assegnare», quando la legge di Stabilità 2015 stabiliva che entro aprile 2015 avrebbe dovuto essere programmato l'80% del totale delle risorse (tutte salve 11 miliardi, da destinare dopo una revisione di medio periodo).
L'associazione avverte che «è alto il rischio di ripetere gli errori commessi con la passata programmazione citando l'esempio del Fas 2007-2013, partito con una dotazione complessiva di 64,4 miliardi di euro, è stato più volte utilizzato per coprire svariate disposizioni legislative, determinando una distrazione delle risorse dagli obiettivi, e più volte riprogrammato. Con il risultato che, a fine 2014, a otto anni dall'avvio, la spesa effettiva è stata di soli 1,59 miliardi di euro con una percentuale di avanzamento pari a circa il 20% dei progetti avviati». «Sul Fondo di Coesione e Sviluppo - ha spiegato il presidente Claudio De Albertis - ci auguriamo che ci sia una parte di utilizzo indirizzato sulla base di una progettualità compiuta e intelligente che faccia da volano, e che poi i rubinetti della spesa che sono incrostati vengano un po' liberati altrimenti ci si mette 4 anni e mezzo mediamente per passare da stanziamento a spesa e non è accettabile». De Albertis avverte poi che serve uno sforzo complessivo: «Il salto di qualità culturale lo devono fare tutti, non soltanto la Pa. Anche noi dobbiamo contribuire ed avere un ruolo attivo nel confronto per la migliore programmazione e migliore progettualità. E' un concerto, tutto il Paese deve fare un profondo salto culturale».

Fondi Ue e Fsc, il rapporto Ance

L'intervento di Rudy Girardi (vice-presidente Ance, Centro studi)

L'intervento di Domenico De Bartolomeo (vice-presidente Ance, Fondi europei)

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