Appalti

Illeciti dei dipendenti, per le imprese modelli più semplici con le nuove regole sugli appalti

di G. La.

Modelli 231 più semplici con il nuovo Codice appalti. È questo lo sviluppo normativo verso il quale ci stiamo muovendo, secondo quanto emerso nel corso dell'ottavo congresso annuale in materia di responsabilità da reato degli enti, organizzato venerdì a Roma dallo studio Coratella. Anche se siamo ancora alle bozze del decreto, un novità è piuttosto chiara: l'Anac avrà più compiti in materia di prevenzione della corruzione. Ma non solo: molti aspetti delicati, a partire da varianti e massimo ribasso, saranno semplificati dal nuovo testo. Tutto questo dovrebbe ridurre gli spazi per la corruzione dei dipendenti, rendendo più semplice la vigilanza delle imprese e la relativa adozione dei modelli di organizzazione e gestione per evitare gli illeciti amministrativi della legge n. 231/2001.

Arturo Cancrini, professore dell'università di Tor Vergata, elenca quali sono le patologie che negli appalti danno luogo a corruzione. Partendo da un dato: «Tutte le fasi presentano aspetti problematici». Ci sono, allora, le norme sugli affidamenti in economia, che non prevedono una gara vera e propria. Ci sono le procedure negoziate, che inducono le stazioni appaltanti a fare frazionamenti artificiosi degli appalti, e delle quali negli ultimi anni in Italia si è abusato. E c'è l'universo delle patologie in fase di esecuzione: «Non c'è opera nel nostro paese che non si concluda con un aumento di costi e tempi. Per questo il tema delle varianti è delicatissimo».

Con questo stato di cose, le imprese che lavorano nel settore degli appalti pubblici hanno seri problemi a prevenire i possibili reati dei loro dipendenti: «Gli appalti pubblici – spiega Manuela Mazzucco, equity partner dello studio Coratella – sono uno dei settori nei quali è più frequente che nascano problemi collegati alla legge n. 231/2001. Problemi che possono essere devastanti per un'impresa, non tanto per le possibili sanzioni pecuniarie ma per quelle interdittive, che possono tagliare gli operatori economici fuori dal mercato degli appalti pubblici».

È evidente, allora, che una razionalizzazione del settore degli appalti porta come conseguenza diretta una semplificazione immediata dei modelli organizzativi collegati alla 231. Ne parla Claudio Coratella, titolare dello studio che porta il suo nome: «Va detto che le nuove regole in materia di appalti devono ancora essere approvate, quindi è presto per dare un giudizio definitivo. Però, possiamo osservare come l'aumento della prevenzione dell'Anac e la semplificazione prevista per i bandi siano due novità che potranno certamente portare una diminuzione dei presidi organizzativi delle imprese, aiutandole anche in fase di preparazione dei relativi modelli». Anche se un elemento andrà considerato con attenzione: «Ci sono problemi come il massimo ribasso o le varianti che sono oggettivi – conclude Coratella –, ma molte questioni nascono dal contesto nel quale si sviluppano le gare. Da noi esiste, innanzitutto, un problema culturale». Un modo per dire che il nuovo Codice non potrà risolvere tutto da solo.

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