Appalti

Fondi Ue 2007-2013, pagamenti al 93,5%. Agenzia per la coesione: 16,4 miliardi in 2 anni

di Massimo Frontera

L'accelerata sulla spesa c'è stata, forte e netta. Lo dicono i numeri del bilancio al 31 dicembre 2015 della programmazione dei fondi strutturali, resi noti ufficialmente dalla struttura per la Coesione territoriali del Dipe. Alla scadenza del 31 dicembre 2015 l'Italia riesce, in volata, a segnare un tasso del 93,5% dei pagamenti, contro l'86,1% di ottobre 2015. C'è ulteriore spazio per migliorare perché i conti definitivi si faranno a marzo 2017, con la certificazione definitiva della spesa (di cui non viene comunicato il dato di dicembre 2015, mentre a ottobre 2015 era a quota 78 per cento). I dati, ricorda l'Agenzia per la Coesione, sono ancora parziali, ancorché validati dalla Ragioneria e dalla Agenzia per la Coesione Territoriale.

«Questo dato di avanzamento, al momento pari al 93,5% della dotazione, è destinato a crescere fino al pieno assorbimento - dice la nota diffusa dalla struttura diretta da Maria Ludovica Agrò -. I dati fin qui disponibili – che segnalano il recupero di capacità di spesa anche sui programmi che erano maggiormente in ritardo - premiano la forte azione di sistema condotta in questi mesi dalle Amministrazioni centrali e regionali, supportate dall'Agenzia per la coesione territoriale».

Negli ultimi 24 mesi, segnala sempre la nota dell'Agenzia della Coesione, c'è stato un incremento di 16,4 miliardi dei pagamenti caricati. In altri termini si è passati da «da 26,4 miliardi registrati in sette anni a dicembre 2013, ai 42,8 miliardi presenti sul sistema di monitoraggio a dicembre 2015».

«L'aggiornamento del rilevamento di spesa che continuerà con cadenza bimestrale per tutto il 2016, nonché delle spese connesse alla programmazione unitaria e ai progetti PAC cosiddetti in salvaguardia. Si conferma così ad oggi una previsione di pieno assorbimento, con stima affidabile collocata tra il 98% ed il 102% delle risorse a disposizione per l'intero ciclo».

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L'accelerazione, cui ha lavorato il governo - in particolare con l'impulso del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio - è anche dovuta alla possibilità di sfruttare tutte le leve consentite dai regolamenti comunitari per non perdere le risorse. Al primo posto c'è l'utilizzo dei progetti cosiddetti retrospettivi (o sponda), cioè la possibilità di dirottare parte dei fondi su altre opere (coerenti con la programmazione Ue) che sono a uno stadio di più avanzata realizzazione. Questo consente un certo differimento dei termini per l'utilizzo delle risorse. Questa leva è stata utilizzata ovunque possibile, anche se la quota di fondi relativa ai progetti retrospettivi non emerge dal quadro di sintesi dell'Agenzia per la coesione.
Il miglioramento è stato sensibile soprattutto nelle regioni più in ritardo, vale a dire le tre regioni del Mezzogiorno: Campania, Calabria e Sicilia. Mentre le prime due regioni hanno recuperato parecchio terreno - arrivando a segnare tassi di pagamento del 99,4% (Calabria) e del 92,2% (Campania) per i piani Por-Fesr - la Sicilia è rimasta indietro, con una analoga quota del 71,1% (sempre limitatamente ai pagamenti relativi ai programmi Por-Fesr).

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