Appalti

Codice appalti, De Albertis: sulla qualificazione delle imprese siamo contrari alla frammentazione

di Giuseppe Latour

«Faremo fino in fondo tutti gli sforzi possibili. Non chiediamo tante cose, ma pochi interventi ragionevoli». Il presidente Ance, Claudio De Albertis non molla la presa sul nuovo Codice appalti, ormai in dirittura d'arrivo. Il testo, stando alle indiscrezioni circolate negli ultimi giorni, nelle sue linee generali lascia soddisfatti i costruttori che, però, hanno ancora diversi dubbi. Alcuni di questi sono stati già espressi al capo dell'ufficio legislativo di Palazzo Chigi, Antonella Manzione durante gli ultimi incontri ufficiali. Soprattutto, sulle nuove regole in materia di qualificazione si stanno profilando diversi pericoli: da una discrezionalità eccessiva in capo alle stazioni appaltanti, fino al rischio che i troppi oneri a carico della Pa generino un pesante rallentamento del mercato. Per questo, bisogna correre ai ripari prima dell'approdo in Cdm.

Presidente, partiamo dalla qualificazione.
I principi sulla qualificazione delle stazioni appaltanti ci sembrano condivisibili. Quanto alla qualificazione delle imprese, invece, siamo contrari alla frammentazione. Mi riferisco al passaggio per il quale sotto il milione la qualificazione avviene gara per gara. Per noi è preferibile che il sistema Soa, seppure profondamente rivisto, operi sempre.

Teme che la Pa non riesca a sostenere i carichi di lavoro? O che si ritrovi un potere discrezionale eccessivo?
Entrambe le cose. Bisogna, poi, tenere presente che siamo contrari a forme di aleatorietà. In alcune bozze è comparso un passaggio che prevede che il sistema Soa resti in vita solo per 18 mesi. Sarebbe una contraddizione in termini, perché non si può fissare un principio con una scadenza così breve. Ripeto: il sistema va affidato alle Soa, aggiungendo requisiti che facciano leva sui criteri reputazionali delle imprese. I requisiti di carattere generale, invece, devono restare alle stazioni appaltanti.

Sui requisiti generali c'è un forte allargamento…
A questo siamo favorevoli. Anche se andrà fatta qualche precisazione. Con il sistema attuale se nel passato mi sono comportato male con il Comune di Rovigo, allora solo quel Comune può escludermi dalla gara. Il nuovo sistema prevede che tutti i comportamenti non virtuosi possano essere puniti con l'esclusione da parte di qualsiasi stazione appaltante. La definizione attuale, secondo noi, è un po' generica. Se mi sono arrabbiato perché non sono stato pagato, questo non può penalizzarmi. Qualche articolazione ulteriore andrebbe inserita.

Passiamo a subappalti e pagamenti diretti.
Sul subappalto c'è una grande apertura che trovo condivisibile. Anche se l'indicazione della terna dei subappaltatori andrebbe limitata nel tempo, dovrebbe avere una scadenza. Sul pagamento diretto, invece, bisognerebbe attenersi in maniera più accorta ai principi della delega. Per come è il testo al momento, ogni volta che una microimpresa chiede un pagamento diretto lo ottiene. La delega, invece, parla di casi specifici nei quali può scattare questa possibilità. Resta, ovviamente, salvo il caso in cui l'appaltatore principale sia inadempiente.

Oltre a questi, quali altri innesti vorrebbe?
Avevamo proposto un metodo antiturbativa, che per gli appalti sotto la soglia comunitaria garantiva l'esclusione automatica delle offerte anomale, individuando il metodo di calcolo della soglia di anomalia a valle dell'offerta. Sarebbe estremamente importante inserirlo nel Codice. Poi, c'è il punto che riguarda le opere di urbanizzazione primaria e secondaria a scomputo.

Ci spieghi.
Si tratta di una questione sulla quale c'è stata una lunga discussione. La legislazione, per come si è andata formando, prevede che quelle primarie sotto la soglia comunitaria siano realizzate direttamente dall'impresa se ha i requisiti, mentre sulle secondarie consente una licitazione più semplice. Adesso, inopinatamente ci troviamo sia per le primarie che per le secondarie una licitazione semplificata ridotta alla soglia di un milione. Non ne capisco la ragione, bisognerebbe ritornare alla soglia comunitaria da 5,2 milioni. Altrimenti, il rischio concreto è che ci ritroveremo case e uffici senza fognature.

Come giudica le norme sul Ppp?
Qui è stata tolta la possibilità per un privato di presentare all'amministrazione una proposta per farla inserire nella programmazione, godendo poi di un diritto di prelazione. In un momento in cui ci sono poche risorse pubbliche per progettare e programmare, bisogna contare sulla capacità propositiva dei privati, premiando in qualche modo il loro impegno.
Infine, c'è la questione dei contratti collettivi…
Al Governo abbiamo chiesto di fare dei riferimenti espliciti al contratto collettivo edile, per evitare la situazione che oggi troviamo nei cantieri. Si tratterebbe di un avanzamento importante, sia per noi che per i sindacati.

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