Appalti

Nuovo codice/2. Più potere alle stazioni appaltanti per escludere le imprese scorrette

di Giuseppe Latour

In attesa del nuovo rating di legalità, che dovrà premiare le imprese con il curriculum migliore ma che sarà attivato in una seconda fase dall'Anac, il Codice appalti in arrivo servirà da subito un sostanzioso antipasto, orientato nella stessa direzione. Le stazioni appaltanti avranno più poteri e, seguendo un'impostazione di stampo anglosassone, potranno escludere gli operatori economici che si sono macchiati di alcune condotte, come la cattiva esecuzione di un precedente contratto, le pratiche orientate a falsare la concorrenza, i gravi illeciti professionali. O, ancora, l'utilizzo a loro vantaggio di situazioni di conflitto di interessi. Al contrasto degli intrecci torbidi tra imprese e Pa la bozza di decreto dedica un articolo che è un'altra novità assoluta.

Le nuove regole , anziché frenare, hanno fatto un grande passo in avanti per rendere più difficile la vita agli operatori economici. E hanno incamerato in blocco nel Codice anche i passaggi per i quali le direttive parlavano di recepimento facoltativo. Ne viene fuori un sistema che affida grandissimi poteri di verifica alle pubbliche amministrazioni. Le stazioni appaltanti escludono in ogni momento dalla partecipazione ad appalti o subappalti i soggetti condannati in via definitiva per alcuni reati: partecipazione a un'organizzazione criminale, corruzione, frode, reati terroristici, riciclaggio, lavoro minorile. Altro punto nel mirino saranno le violazioni gravi, definitivamente accertate, in materia fiscale o di contributi previdenziali. Peseranno, poi, anche altri fattori: il rispetto degli obblighi di carattere ambientale indicati dal Codice, il fallimento o l'attivazione di una procedura di insolvenza o di liquidazione, esclusi i concordati con continuità.

Fin qui le norme riproducono, con qualche variazione, il sistema già in vigore. Le pubbliche amministrazioni, però, incassano diverse prerogative nuove. La stazione appaltante, infatti, potrà dimostrare che l'impresa si è resa colpevole di gravi illeciti professionali o di significative carenze in un precedente contratto, che ha concluso accordi e ha posto in essere pratiche per falsare la concorrenza, che ha tentato di influenzare un'aggiudicazione, che si trova in una situazione di conflitto di interessi.

Seguendo un modello anglosassone, allora, la Pa potrà scandagliare la condotta dell'impresa e il suo curriculum: chi ha causato, con le sue carenze in fase di esecuzione, la risoluzione anticipata di un contratto potrà essere bloccato. In questo modo, si anticipa il sistema di rating basato sul curriculum dell'impresa, tra le novità chiave già annunciate in fase di scrittura della legge delega. Sarà una determinazione dell'Anac a regolare il meccanismo, che introdurrà misure premiali «connesse a criteri reputazionali basati su parametri oggettivi e misurabili» e su «accertamenti definitivi concernenti il rispetto dei tempi e dei costi nell'esecuzione dei contratti e la gestione dei contenziosi».

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