Appalti

Banda ultralarga, ok al sostegno di 1,57 miliardi alle aree regionali fuori mercato

di Massimo Frontera

Quasi 1,6 miliardi di euro «immediatamente disponibili». È questa la benzina che consentirà di tradurre in realtà l’accordo quadro sulla banda ultralarga che ieri è stato approvato in conferenza Stato-Regioni. Il primo a commentare la novità - in termini entusuastici - è stato il presidente delle Regioni, Stefano Bonaccini. «C'è un gap in termini di modernizzazione in questo settore che va assolutamente colmato. La crescita digitale è uno dei presupposti di ogni moderna democrazia ed è una precondizione per migliorare la qualità e la diffusione dell'informazione e della partecipazione, e incentivare lo sviluppo», ha detto Bonaccini subito dopo il varo del testo predisposto dal governo.

I contenuti e i dettaglio dell’“Accordo quadro per lo sviluppo della banda ultralarga sul territorio nazionale verso gli obiettivi EU 2020” è stato il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli. Dopo questa approvazione, ha sintetizzato Giacomelli, le risorse pubbliche destinate allo sviluppo della banda ultralarga in 7.300 comuni in aree a fallimento di mercato sono scesi dai 4 miliardi inizialmente previsti a 3 miliardi e si compongono degli 1,6 della delibera Cipe di agosto 2015 e dei 1,4 mld di fondi regionali. Il risparmio di un miliardo circa (che viene accantonato), ha spiegato il sottosegretario, è stato generato «dal fatto che la consultazione sulla banda ultralarga ha visto gli operatori impegnarsi anche in aree C che inizialmente sarebbero state finanziate con risorse pubbliche». La rete sarà in comproprietà tra Stato e Regioni, pro quota mentre sulle modalità di gestione ancora dovrà essere trovato un accordo.

Degli iniziali 2,2 miliardi sbloccati dal Cipe ad agosto verranno inizialmente ripartiti 1,6 (utilizzati «secondo una ripartizione territoriale che tiene conto del fabbisogno stimato»), che si aggiungono a 1,2 miliardi di fondi Fesr e Feasr e a 233 milioni di Pon imprese e competitività, per un totale di circa 3 miliardi.
Per rispettare l'equilibrio complessivo 80/20 nella distribuzione delle risorse Fsc (che aveva creato qualche malumore tra le Regioni la settimana scorsa), già previsto dalla delibera Cipe di agosto, un'ulteriore delibera Cipe, che deve essere approvata entro il 30 aprile, assegnerà alle singole regioni del Mezzogiorno 1,18 miliardi utilizzabili anche per altre opere infrastrutturali.

La rete resterà di proprietà dello Stato e delle Regioni. Il soggetto attuatore degli interventi sarà Infratel. Giacomelli ha ricordato che il piano richiede l’approvazione di Bruxelles, che si conta di ottenere «entro pochi giorni». Per la partenza dei bandi, poi, occorreranno «alcune settimane». I cluster delle aree in cui interverrà il governo direttamente sono quello denominato C (copertura di almeno il 70% delle unità abitative con connessioni oltre i 100 Mega e del 30% ad almeno 30 Mega) e quello denominato D (copertura a 30 Mega).

Questo il riparto dei fondi, su base regionale (importi in euro): Abruzzo 69.948.879; Emilia Romagna 180.758.862; Friuli Venezia Giulia 86.412.642; Lazio 28.417.849; Liguria 41.851.216; Lombardia 381.700.459; Marche 72.052.277; Molise 10.136.953; Piemonte 193.824.685; Sardegna 306.485; Toscana 132.966.792; Provincia Trento 47.691.697; Umbria 3.791.764; Valle D'Aosta 2.175.687; Veneto 315.810.955. Totale Italia 1.567.847.202 euro.

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