Appalti

Riforma appalti, verso un codice di 249 articoli. Bim obbligatorio per progetti sopra-soglia Ue

di Mauro Salerno

Un codice di 249 articoli, solo otto in meno del vecchio testo del 2006 . Entra nel vivo il lavoro di riforma del nuovo codice dei contratti pubblici, dopo l'approvazione della delega appalti in Senato. La commissione guidata da Antonella Manzione, capo dipartimento degli Affari giuridici di Palazzo Chigi, ha accelerato il lavoro di scrittura del provvedimento destinato a recepire le nuove direttive europee su appalti e concessioni, mandando in pensione il Dlgs 163/2006, un colabrodo normativo modificato più di 600 volte in dieci anni di operatività. Il percorso va completato entro il 18 aprile, data in cui scade l'obbligo di recepire le nuove regole Ue che il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha ribadito di voler rispettare. Una corsa contro il tempo, che ora coinvolge anche gli operatori. Sono cominciate infatti le prime consultazioni sul nuovo assetto da dare al settore. Con un primo giro di proposte e contributi da inviare entro il 31 gennaio.

Insieme alle consultazioni prende a consolidarsi anche il lavoro sui testi. Già definito l'indice, e molti contenuti del provvedimento, inclusa una serie di allegati. Anche se molto lavoro rimane da fare, non mancano le novità. La prima riguarda proprio il numero degli articoli di cui sarà composto il nuovo codice. Senza tagli in corsa saranno 249. Un numero non molto lontano dai 257 che compongono il testo in vigore oggi e che sembrano allontanare l'ipotesi di un codice «snello» composto dalle norme fondamentali, lasciando il compito di disciplinare l'operatività alle linee guida proposte dall'Anac di Raffaele Cantone e adottate con decreto di Porta Pia. Se la promessa di semplificazione verrà mantenuta non sarà tanto nel numero delle norme, ma nel modo con cui saranno scritte.

Alcune novità già delineano il nuovo corso. Una, notevole, riguarda il ruolo del Governo nell'attuazione della riforma. Nella bozza del decreto è infatti prevista l’istituzione di una cabina di regia a Palazzo Chigi con il compito di dare indirizzi sull'attuazione del nuovo codice.Una novità dirompente rispetto alla legge delega approvata dal Senato il 14 gennaio che individua nell'Anac il “regolatore” del mercato, magari in tandem con il ministero delle Infrastrutture, ma senza mai citare ruoli da assegnare alla Presidenza del Consiglio.

Oltre a proporre atti di indirizzo per l’applicazione del codice l’«organo di policy» da istituire a Palazzo Chigi avrà anche il compito di monitorare la fase di attuazione del nuovo codice, con l'obiettivo di proporre soluzioni, evidentemente da adottare nei decreti correttivi previsti dalla legge di delega. Anche qui si tratta di una funzione in qualche modo sovrapponibile a quella dell'Anac, organo di vigilanza con il potere di segnalare a Governo e Parlamento eventuali intoppi normativi.

Importante l’impulso all’innovazione del settore dei lavori pubblici. Per i progetti e le opere pubbliche oltre la soglia europea (5,2 milioni per i lavori, 209 mila euro per la progettazione) viene previsto l’uso obbligatorio del Bim, piattaforma di progettazione che consente di condividere e anticipare gli “effetti” del progetto in cantiere, riducendo gli imprevisti che comportano la lievitazione dei costi. Al momento, la bozza prevede che l’obbligo scatti entro sei mesi dall’entrata in vigore del nuovo codice. Un anno è invece il tempo assegnato all’Anac e alle Infrastrutture per definire (con un decreto) il passaggio alle procedure digitali per l’assegnazione degli appalti pubblici,

Recependo l’impulso della delega, il decreto riduce al minimo la possibilità di ricorso al massimo ribasso per l’assegnazione delle gare. Tenere conto solo del prezzo sarà possibile solo per i contratti di importo inferiore alle soglie Ue relativi a interventi di manutenzione o a bassa complessità di esecuzione. Per gli incarichi di progettazione si potrà usare solo l'offerte più vantaggiosa. Confermato anche lo spostamento dell'incentivo del 2% per i tecnici Pa dalle attività di progettazione a quelle di programmazione e controllo degli investimenti.

Disciplinato poi l’uso del documento di gara unico europeo per la partecipazione alle gare, l’assegnazione dei commissari di gara a sorteggio e l’istituzione di una banca dati dei requisiti delle imprese (l’attuale Avcpass) che sarà gestita dalle Infrastrutture. Nei contratti di partenariato dovrà essere garantito il trasferimento del rischio operativo ai privati durante tutta la durata della gestione.

I bandi potranno prevedere premi per le imprese che si impegnano nel reimpiego del personale giù utilizzato nell’appalto o che favoriscano la manodopera locale. I bandi che contengono queste clausole sociali dovranno essere segnalati all’Anac per verificare la compatibilità con le regole Ue.

Ancora da definire invece l’assetto delle centrali di committenza così come molti dei poteri e dei ruoli affidati all’Anticorruzione, inclusi gli «strumenti di regolazione flessibile» del mercato (la cosiddetta «soft law»).

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