Appalti

Servizi immobiliari, in pubblicazione il decreto che affida le gare ai soggetti aggregatori

di Massimo Frontera

Ancora pochi giorni e poi diventerà operativo il primo concreto “pezzo” del programma di centralizzazione degli acquisti che fa perno sui cosiddetti soggetti aggregatori e che trasforma in realtà uno dei principi cardine della spending review. Sta infatti per approdare in «Gazzetta» il primo Dpcm attuativo che individua 19 categorie di beni e servizi il cui acquisto, dopo la pubblicazione e l’entrata in vigore, andrà fatto necessariamente passando attraverso uno dei 35 soggetti aggregatori. Si tratta del primo Dpcm che dà attuazione al decreto legge 66/2014 (articolo 9, comma 3), il cui schema ha ricevuto il necessario parere lo scorso 23 dicembre nella conferenza Stato-Regioni.

Padoan: la spending review si rafforza
«La revisione della spesa continua - ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan commentando i numeri e le misure sulla centralizzazione degli acquisti -. La revisione della spesa prosegue, non si è fermata. È un processo che continua e si rafforza, nella qualità prima ancora che nella quantità».

Per gli enti locali sei mesi di tempo in più per adeguarsi
«Il Dpcm è stato approvato e ha ottenuto l’ok della Corte dei Conti», ha riferito Luigi Ferrara, coordinatore del tavolo tecnico sui soggetti aggregatori presso il ministero dell’Economia, presentando, ieri nella sede di via XX Settembre, il risultato del lavoro fatto nei mesi scorsi in coordinamento con il commissario alla Spending, Yoram Gutgeld, Consip e ministero della Salute (in quanto 14 delle 19 categorie individuate riguardano la spesa sanitaria).
Dopo la pubblicazione del decreto, le novità saranno immediatamente attuative per le amministrazioni centrali e periferiche (fatte salve le scuole di ogni ordine e grado, le istituzioni educative e le università), le regioni, gli enti regionali nonché i consorzi e associazioni e, infine gli enti del servizio sanitario nazionale.
Agli enti locali viene concesso un periodo di ulteriori sei mesi di deroga, dopo i quali scatterà l’obbligo di rivolgersi a uno dei soggetti aggregatori operativi.

Le 19 categorie “centralizzate”
La novità riguarda 19 categorie di beni e servizi, di cui 14 attinenti al settore sanitario, e cinque il comparto dei servizi immobiliari. Come già anticipato (si veda articolo pubblicato il 9 dicembre scorso), le categorie per le quali diventa obbligatoria la “centralizzazione” sono cinque (con relativa soglia di importo): vigilanza armata (40mila euro); guardiania (40mila euro); pulizia immobili (207mila euro); manutenzione immobili e impianti (207mila euro); facility management (207mila euro).

Da 35mila stazioni appaltanti a 35 soggetti aggregatori
Attualmente, ha riferito il coordinatore del tavolo Luigi Ferrara, sono operativi 33 soggetti aggregatori sui 35 previsti dall’architettura formalizzata dall’Anac. L’obiettivo è eliminare progressivamente la frammentazione che vede circa 35mila stazioni appaltanti attive. I 21 soggetti aggregatori regionali sono destinati a diventare la spina dorsale del nuovo sistema della committenza centralizzato, cui si aggiungono 9 città metropolitane, due strutture provinciali e, infine, il “colosso” Consip.
Il fatto che i soggetti aggregatori siano formalmente istituiti non significa però che siano anche pienamente operativi. Anzi, da questo punto di vista la diversità è notevole. Alcune centrali regionali hanno già una storia pluriennale, prima fra tutte Intercent in Emilia Romagna, struttura promossa dalla regione oltre dieci anni fa e strutturata come una sorta di Consip regionale. Nella maggior parte dei casi, gli organismi che figurano nella lista dell’Anac sono molto più giovani e, in alcuni casi, strutturati come semplici uffici costituiti all’interno di direzioni o assessorati.

La strada delle convenzioni tra soggetti aggregatori regionali
Lo stato effettivo delle competenze e delle attività gestite dai soggetti aggregatori è un tema sul quale ci sarà molto lavoro da fare. «L’Anac dovrà definire una serie di requisiti di professionalità per qualificare i soggetti aggregatori», afferma Alessandra Boni, direttore di Intercent-ER. In ogni caso lo scenario futuro dei soggetti aggregatori sarà più all’insegna di una specializzazione che non di una gamma completa di competenze. «Non è detto che tutte le regioni faranno tutte le gare - ha detto il commissario alla Spending review Yoram Gutgeld -. Credo che andremo verso un modello in cui alcuni faranno acquisti anche per altre regioni». «Il sostegno a questo sistema sarà differenziato», ha aggiunto Gutgeld.
Questa collaborazione e specializzazione sarà concretamente attuata attraverso convenzioni tra soggetti aggregatori.

I valori in gioco: 16 miliardi di euro di spesa centralizzata
Questo primo “mattone” della centralizzazione degli acquisti aggredisce una spesa di circa 16 miliardi di euro all’anno. La stima riguarda il valore della spesa quantificata in 12,8 miliardi per gli acquisti di 15 categorie di beni e servizi sanitari, cui si aggiunge una spesa di circa 3 miliardi di euro l’anno per le cinque categorie di spesa che riguardano gli immobili e servizi connessi.

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