Appalti

Expo verso la chiusura dei contenziosi con le imprese: extra-costi intorno a 50 milioni

di Sara Monaci

Stanno per arrivare ad una soluzione i contenziosi legati ad Expo. Gli extracosti relativi alle quattro principali opere del sito espositivo dovrebbero ammontare complessivamente a poco più di 50 milioni. La trattativa è andata avanti finora tra Expo spa e quattro aziende: Italiana costruzioni per quanto riguarda il Padiglione Italia; Cmc Ravenna per la rimozione delle interferenze; Mantovani per la realizzazione della piastra; Maltauro per le vie d’acqua. Il compromesso trovato è al vaglio dell’avvocatura e dell’Anac, che dovranno dare l’ok definitivo. La cifra individuata dovrebbe essere tuttavia tra i 50 e i 55 milioni. Le imprese quindi non sono riuscite a riprendersi tutta la base d’asta, dopo aver proposto, per vincere le gare, dei forti ribassi.

Altri contenziosi, ritenuti però sotto controllo, vanno ancora sanati: la riscossione dei crediti dai paesi per gli affitti dagli spazi; le eventuali richieste del personale, che dovrebbero essere calmierate da accordi con i sindacali.

Gli extracosti delle imprese rientrano nel costo complessivo del sito espositivo, pari a 1,241 miliardi. Nel 2011 si parlava di un investimento di circa 1,7 miliardi, ma nel tempo sono stati effettuati risparmi. Lo sottolinea il commissario unico Giuseppe Sala, che parla di 300 milioni di tagli. «È la prima volta che un evento del genere ha potuto beneficiare di risparmi rispetto ai fondi assegnati, siamo al 23% in meno», dice Sala. I ridimensionamenti sono stati effettuati soprattutto in pubblicità e promozione («perché si è visto che alla fine il passaparola funzionava bene da solo», dice Sala) e nel mantenimento di una macchina snella, con 320 persone soltanto. In più si è dovuto fare a meno dei 60 milioni mai versati dalla Camera di commercio di Milano.

Per il commissario i numeri sono soddisfacenti: «meglio di come pensavo. La partenza è stata più difficile e poi abbiamo invece dovuto gestire lunghe code e grande affluenza. Ma non ci sono stati nonostante le grandi folle né incidenti né cedimenti tecnologici. Per quanto riguarda l’offerta è stato l’Expo delle famiglie, con padiglioni di ogni tipo adatti a tutti, e questo volevamo».

I conti su cui la società doveva trovare un equilibrio sono quelli gestionali. Il risultato è stato 736 milioni di ricavi su 721 milioni di costi. I biglietti hanno dato 373,7 milioni, meno di quanto previsto inizialmente. I biglietti da 5 euro, pensati per le visite serali, hanno costituito alla fine il 20% del totale.

Il totale degli ingressi (e dei biglietti) è pari a 21,4 milioni. Cisono biglietti non incassati, su cui non sono state riscosse le fidejussioni, per i quali è stato costituito un fondo da 14 milioni.

Per quanto riguarda il futuro di Expo, ovvero la fusione con Arexpo, società proprietaria dei terreni, se ne parlerà il 29 gennaio, giorno dell’assemblea dei soci. In Arexpo dovrebbe entrare il governo nella compagine azionaria, acquistando le quote della Fondazione fiera Milano. Gli azionisti delle due società dovrebbero a quel punto essere quasi gli stessi (tranne la Camera di commercio di Milano presente solo in Expo). Pensare ad una forma di incorporazione sarà così più facile. Si dovrà comunque valutare gli aspetti tecnici. Una parte del personale di Expo, in questo caso, rimarrebbe al proprio posto.

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