Appalti

Confindustria-Srm: segnali di ripresa per il Mezzogiorno

di Giorgio Santilli

Non è ancora una ripresa vera e propria, ma dall’economia meridionale arrivano segnali di risveglio e di «vitalità»: si sono anzi infittiti quelli già visibili nella prima parte dell’anno, tanto da far prevedere la possibilità di valori timidamente positivi per il Pil meridionale già alla fine del 2015. Secondo le stime del «Check up Mezzogiorno» di Confindustria e Srm, centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, il Pil del Mezzogiorno dovrebbe infatti crescere dello 0,2% nel 2015 e in misura più robusta nel 2016 (+1%), quando si dovrebbe avvicinare al dato nazionale, mostrando per altro ancora un differenziale di vari decimali. Il 2016 sarà l’anno-chiave per capire se la finestra di opportunità data dalla congiutura economica internazionale (Qe e tassi, petrolio, euro) consentirà al Sud di trasformare il «clima timidamente positivo» in una ripresa vera e propria.

Il Pil non è però l’unico dato che mostra una inversione di rotta se anche altri due indicatori (occupazione ed export) dei cinque che concorrono a formare l’«indice sintetico dell’economia meridionale» mostrano andamente positivi. L’occupazione passa dal 90,6% del 2014 al 91,2% del 2015 rispetto al livello pre-crisi 2007 mentre l’export fa segnare il salto più forte, passando dal 98,1% al 101,5%.

Un quarto indicatore, le aspettative delle imprese manifatturiere, resta stabile ma in territorio positivo, mantenendosi sui massimi livelli di fiducia degli ultimi quattro anni e mostrando un ulteriore incremento di due punti rispetto a un anno fa. L’unico indicatore ancora negativo è quello degli investimenti e - sottolinea il Check up Mezzogiorno - «come negli anni scorsi sono i bassi investimenti a condizionare le prospettive di ripresa del Sud». Se nel 2014 l’indice era al 61,9% del livello 2007, la prima stima per il 2015 porta a un’ulteriore discesa al livello del 60,9%.

L’analisi del rapporto Confindustria-Srm evidenzia che al miglioramento delle aspettative ha contribuito la crescita dell’occupazione: «Nei primi nove mesi dell’anno, infatti, sono 136mila in più, rispetto all’anno precedente, gli occupati nel Mezzogiorno, riportando il dato vicino alla soglia psicologica dei 6 milioni di occupati (5 milioni e 970 mila)». Rispetto al terzo trimestre 2014, il tasso di occupazione sale al Sud dell’1,1%, lo 0,3% in più della media nazionale mentre la disoccupazione cala di 2 punti percentuali, scendendo al 17,6%.

Non è ancora possibile capire quanto di questo miglioramento sia attribuibile a occupazione stabile e quanto a occupazione a tempo. È già noto, invece, l’impatto della defiscalizzazione: le assunzioni che nei primi nove mesi hanno usufruito della decontribuzione sono state al Sud 290mila su un totale nazionale di 900mila. Le “stabilizzazioni” di rapporti a termine pesano per 32.973 casi contro 254.601 assunzioni agevolate. Anche il dato sulla cassa integrazione, tornato sui livelli pre-crisi, conferma la stabilizzazione dell’economia meridionale dopo 7 anni di turbolenza. Certamente, osservano Confindustria e Srm, «si tratta solo di segnali, perché il macigno della disoccupazione, soprattutto giovanile (ben rappresentata dal 38,9% di Neet meridionali) è solo scalfito; ma sono segnali, per la prima volta, di segno chiaramente positivo».

Il processo di selezione dell’apparato produttivo, che ha caratterizzato gli ultimi anni, d’altra parte, volge al termine. Il saldo delle imprese attive si è ormai stabilizzato (-0,1% rispetto al 3° trimestre 2014), con poco meno di un milione e 700mila imprese in attività: continua, come già negli anni precedenti, sia la crescita delle imprese “in rete”(oltre 3.100) sia quella delle società di capitali (ormai più di 270 ila).

Migliorano le dinamiche creditizie: gli impieghi al Sud crescono dell’1,2% dopo molti trimestri negativi e cresce la domanda di credito, soprattutto quella proveniente dal manifatturiero. Il dato delle sofferenze, però, ha superato la soglia dei 40 miliardi, pari al 14,3% del totale dei crediti concessi e vicino al 30% del valore nazionale.

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