Appalti

Dissesto idrogeologico, la legge di Stabilità stanzia 250 milioni per il periodo 2016-18

di Giuseppe Latour

La legge di Stabilità stanzia 250 milioni per il contrasto al dissesto idrogeologico tra il 2016 e il 2018. E porta le disponibilità per il prossimo anno, previste nel fondo dedicato del ministero dell'Ambiente, a quota 150 milioni totali. I numeri emergono dalla lettura delle tabelle di accompagnamento della manovra, depositate al Senato. E dicono che l'esecutivo ha deciso di proseguire il suo impegno per la messa in sicurezza del territorio. Anche se, dati alla mano, le risorse rischiano di essere insufficienti. Per completare il quadro finanziario del secondo stralcio del piano aree metropolitane, considerando anche quello che potrebbe arrivare dal Fsc, mancano ancora almeno 100 milioni di euro.

Il denaro non è stato inserito nel testo del disegno di legge, ma nelle tabelle che lo accompagnano e che sono state depositate in Senato. E, per questo, in una prima fase era sfuggito a buona parte degli operatori. Il riferimento è il fondo costituito dalla legge di Stabilità 2014 (legge n. 147/2013, articolo 1 comma 111), pensato per recuperare e rimettere a sistema le risorse già esistenti sulle contabilità speciali relative al dissesto idrogeologico e non impegnate fino a quel momento. Si tratta di uno dei bacini al quale l'Unità di missione di Palazzo Chigi ha attinto negli ultimi mesi.

Quel fondo, di competenza del ministero dell'Ambiente, stando alle tabelle della legge di Stabilità esaurirà le sue disponibilità nel 2016, impegnando i suoi ultimi 100 milioni di euro. La manovra, però, allunga la sua vita. Per l'anno prossimo, allora, prevede uno stanziamento di ulteriori 50 milioni di euro, portando il totale delle risorse disponibili a 150 milioni. Ma non solo. Per il 2017 vengono previsti altri 50 milioni di euro e, per il 2018, viene messa sul piatto la cifra di 150 milioni. Lo stanziamento complessivo della manovra, quindi, è pari a 250 milioni nei prossimi tre anni. Soldi che portano le risorse complessive del fondo del ministero dell'Ambiente fino a 350 milioni.

Si tratta di un pacchetto sicuramente importante, ma leggermente al di sotto delle aspettative dell'Unità di missione guidata da Mauro Grassi. L'obiettivo più immediato da centrare, infatti, è chiudere il quadro finanziario del secondo stralcio del piano aree metropolitane, che vale 600 milioni di euro: circa 100 saranno cofinanziamento di Regioni e Comuni. Lo Stato, allora, dovrà mettere sul piatto mezzo miliardo.

L'operazione immaginata dall'Unità era di ricevere 2-300 milioni dalla manovra, per poi integrarli con i fondi di sviluppo e coesione (Fsc), attribuiti direttamente dal Cipe. Le risorse del Fsc, infatti, non possono da sole coprire tutto, dal momento che sono soggette a un vincolo di ripartizione a favore delle Regioni del Mezzogiorno: queste, per legge, devono incassare l'80% della cifra complessiva. Il secondo stralcio vede tra i principali beneficiari Regioni come Veneto, Liguria e Toscana: impossibile sostenerle solo con il Fondo di sviluppo.

A conti fatti, allora, circa metà del secondo stralcio dovrebbe arrivare dalla legge di Stabilità. Parliamo di 250 milioni. Considerando complessivamente i 150 milioni già stanziati per il 2016 dal fondo del ministero dell'Ambiente, mancano ancora 100 milioni di euro. È, a grandi linee, la cifra ulteriore che l'Unità di missione proverà a far stanziare durante il passaggio parlamentare di discussione della manovra.

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