Appalti

Appalti unificati nei piccoli Comuni, Anci: «Anticipare la deroga sotto 40mila euro»

di Stefano Bosco

E' ormai questione di pochi giorni. A partire dal prossimo primo novembre, infatti, entra in vigore l'articolo 33, comma 3-bis del Codice appalti, che impone a tutti i Comuni non capoluogo di provincia di aggregare le gare per l'acquisto di beni e servizi e per i lavori pubblici, in unione con altri comuni oppure attraverso gli uffici della Provincia o i "soggetti aggregatori" (ove operativi).
Dopo ben sei proroghe consecutive, infatti, la spinta verso le centrali di Committenza diventerà finalmente realtà, provocando prevedibili disagi per la moltitudine di Comuni non ancora pronti ad affrontare la novità e rischiando così di creare pericolosi stalli nelle politiche quotidiane delle singole realtà.

A questa prima problematica se ne aggiunge una seconda che riguarda, principalmente, i comuni sotto i 10 mila abitanti: secondo la norma, infatti, non potranno bandire gare neanche per le spese sotto i 40mila euro, cosa invece permessa ai comuni più popolati. O meglio: lopotranno fare anche i piccoli Comuni, ma solo dal 1° gennaio 2016, quando (e se) entrerà in vigore la norma inserita dal governo nel Ddl Stabilità.

Una questione complessa che genera preoccupazione, come si evince dalle parole di Dimitri Tasso, Coordinatore Nazionale Gestioni Associate ANCI, che, a margine della 32^ Assemblea nazionale Anci, in corso in questi giorni a Torino, ha voluto esprimere la propria opinione: « La Cuc (Centrale unica di committenza) - sostiene Tasso - può essere utile sui lavori programmati, con importi di un certo rilievo. Per gli importi troppo bassi, sotto i 40.000 euro, invece, non porterebbe alcun vantaggio. Anzi, significherebbe un passaggio in più che rallenterebbe ulteriormente le procedure per gli interventi d'urgenza non preventivati o pianificati».
Non basta. A rendere le cose ancora più confuse ci pensa la Legge di Stabilità che, a partire dalla sua entrata in vigore, ad inizio gennaio, cambierà ulteriormente le cose permettendo anche ai comuni sotto i 10 mila abitanti di operare singolarmente per le spese sotto i 40 mila euro. Uno sfasamento di due mesi che potrebbe portare all'immobilismo delle politiche comunali, in attesa del 2016, per cominciare poi a gestire gli appalti in totale autonomia.
«Stiamo parlando - dice Tasso - di circa 6.500 Comuni sui circa 8.000 complessivi . La nostra richiesta è che questa evidente sfasatura tra le due norme venga in qualche modo risolta. Difficilmente ci sarà un'ulteriore proroga della Cuc, oltre il 1° novembre, e per questo richiediamo che il Governo allinei i tempi, rendendo attiva, fin dal primo novembre, la norma presente all'interno della Legge di Stabilità. Così facendo garantirà la possibilità ai comuni più piccoli di poter agire autonomamente, da subito, per le cifre inferiori ai 40 mila euro».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©