Appalti

Piano Sud, a settembre la cabina di regia per accelerare la spesa dei fondi

di Marzio Bartoloni

Il primo antidoto per provare a non sprecare più i fondi - ci sono oltre 100 miliardi in ballo da qui al 2020 - diventerà operativo a settembre quando il Governo scoprirà le sue carte per il Sud. Dopo l'estate e con diversi mesi di ritardo - la legge di stabilità 2015 ne prevedeva la nascita a fine aprile - sarà finalmente istituita la cabina di regia per il Fondo per lo sviluppo e coesione: in pista ci sono 51 miliardi per il settennio 2014-2020 che per l'80% dovrebbero essere destinati al Sud a cui si aggiungono i 42 miliardi dei fondi strutturali europei e i 20 miliardi del cofinanziamento nazionale.

La nuova cabina di regia - composta dalle amministrazioni coinvolte e delle Regioni - programmerà e monitorerà la spesa aprendo nel caso la strada anche a «sanzioni» per gli inadempienti. Oltre a definire i «piani operativi» per ogni area tematica (che deve essere ancora decisa con le Regioni)il nuovo organismo avrà anche il compito di individuare ritardi e sprechi che, una volta accertati, potranno convincere il Governo a scegliere una diversa ripartizione delle dotazioni e una revoca delle assegnazioni. In sostanza le Regioni che non riusciranno a spendere i fondi stanziati potranno essere «sanzionate» con il dirottamento delle risorse verso altri scopi.
La cabina di regia - che si affianca all'Agenzia per la coesione territoriale che sta lentamente provando a entrare a regime con compiti operativi- dovrebbe aiutare il Governo a evitare gli errori del passato aiutandolo sul fronte della programmazione e del monitoraggio. Se si guarda all'ultimo ciclo di programmazione emerge infatti il grave ritardo dell'Italia : in base all'ultimo monitoraggio ufficiale (al 31 maggio) l'Italia deve ancora spendere, entro il 31 dicembre 12,3 miliardi (75% europei, 25% nazionali) sui programmi comunitari 2007-2013 per le aree svantaggiate, rispetto a un totale di 46,6 miliardi. Negli anni scorsi la spesa è cresciuta dai 5,6 miliardi del 2012 ai 6,8 del 2013 ai 7,8 del 2014, ma quest'anno restavano da spendere 13,6 miliardi. Da gennaio a maggio ne sono stati spesi 1,3, ne restano ancora da spendere 12,3 (il 26,4% del totale). L'obiettivo per il futuro è anche quello di evitare l'assalto alla diligenza: in passato troppo spesso sono state impiegate buona parte delle risorse per svariate esigenze, spesso di natura corrente, come il ripiano dei debiti del servizio sanitario nazionale o del trasporto pubblico locale o ancora al finanziamento degli ammortizzatori sociali. Per questo si è sempre detto che il Fas (oggi divento Fondo sviluppo e coesione) veniva usato come un Bancomat, con destinazioni molto lontane dagli obiettivi strategici originari.


A completare la governance di tutti questi fondi dovrebbe esserci poi una guida «politica» all'interno del Governo a cui affidare le deleghe sui fondi per la coesione: dopo l'addio all'idea di un ministro per il Sud che era circolata nei mesi scorsi sembrava quasi fatta per il passaggio delle competenze al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti. Ma poi il dossier si è fermato, come dimostrano anche le parole del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi durante un question time in Parlamento: «Il fatto che non sia stata attribuita una delega puntuale sul Sud non significa che la gestione delle politiche di coesione e gestione dei fondi europei non sia presidiata e attentamente seguita». «La responsabilità - ha precisato ancora la Boschi - è nelle mani del premier che viene a volte sostituito, nella gestione quotidiana, dal sottosegretario Claudio De Vincenti che ha una delega generale»

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