Appalti

Le white list antimafia restano facoltative: il governo supera l'impasse delle prefetture

di Giuseppe Latour

Il Governo risolve il caso white list. E lo fa passando da un emendamento al decreto enti locali (Dl n. 78/2015) in fase di conversione presso la commissione Bilancio del Senato. La proposta di modifica, appena depositata a Palazzo Madama, mette fine all'impasse causata nelle prefetture dalla chiusura della fase transitoria regolata dal decreto 90/2014, lo scorso 25 giugno. In sostanza, il periodo transitorio viene riaperto fino alla nascita della Banca dati della documentazione antimafia, prevista a gennaio 2016. Fino a quel momento, in sostanza, gli elenchi tornano ad essere facoltativi.

Riassumiamo il problema. Il Dpcm 18 aprile 2013, nel regolare le white list per la prima volta, ha stabilito espressamente che l'iscrizione per le imprese di alcune categorie a rischio è volontaria. Lo scorso giugno, però, il decreto 90/2014 ha introdotto l'obbligo per le stazioni appaltanti (sospeso per un anno) di acquisire la liberatoria antimafia attraverso le liste, senza nulla dire delle imprese. Questo contrasto normativo è stato affrontato dalla segnalazione Anac n. 1 dello scorso 21 gennaio scorso, che esortava il legislatore a sciogliere il nodo e a fissare l'obbligo in maniera esplicita. Intanto, la sospensione del decreto 90/2014 è scaduta lo scorso 25 giugno e le prefetture, chiamate a interpretare le norme in vigore, hanno deciso che era il caso di far ricadere l'obbligo per le stazioni appaltanti a cascata sulle imprese: gli operatori delle categorie a rischio fuori dalle white list non avrebbero potuto partecipare alle gare.

In base all'emendamento presentato al Senato, e ancora da votare in commissione Bilancio, il Governo decide di sciogliere la controversia, prendendo una posizione netta. Il testo, nella sostanza, resuscita le disposizioni transitorie del decreto 90/2014, fino all'attivazione della Banca dati nazionale unica antimafia, prevista per gennaio del 2016 ad opera del ministero dell'Interno. Quindi, fino alla nascita del nuovo archivio, non si parla più di obblighi: l'iscrizione per le imprese sarà facoltativa e le stazioni appaltanti potranno effettuare la semplice verifica della richiesta di iscrizione o passare dai metodi ordinari. In pratica, l'interpretazione così restrittiva che stava prendendo piede in questa fase viene disinnescata.

Il collegamento con la Banca dati nazionale nasce dal fatto che il sistema delle white list obbligatorie è solo un tassello della risistemazione complessiva dell'apparato delle verifiche antimafia. Una volta avviato un pezzo sarà possibile mettere a regime anche l'altro. In questo modo, spiega la stessa relazione di accompagnamento al testo, si crea una "norma ponte" che viene incontro sia alle esigenze delle imprese interessate ai lavori che a quelle delle prefetture e delle stazioni appaltanti. Resta da capire quanto durerà questa fase transitoria, dal momento che l'avvio della Banca dati antimafia a inizio 2016 è, per ora, solo un auspicio.

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