Imprese

Cemento e calcestruzzo guardano al futuro: innovazione e tecnologie per la sostenibilità ambientale

di Alessandro Lerbini

Un investimento delle imprese di 87,5 milioni, nel triennio 2015-2017, in tecnologie innovative volte al reimpiego di materiali di recupero nel ciclo produttivo del cemento. Un tasso d'impiego del 7,4% delle materie prime residuali, utilizzate nel processo produttivo al posto delle risorse naturali nel 2017 (in Europa la media è del 4,4%). Circa 360mila tonnellate di combustibili derivanti dal trattamento dei residui di produzione, impiegati nel processo produttivo del cemento e sottratti alla discarica.

Sono i numeri presentati da Federbeton nel corso del convegno «Il contributo di cemento e calcestruzzo all'economia circolare» che si è svolto giovedì 6 giugno presso la biblioteca del Senato a Roma. «Grazie alle tecnologie disponibili e agli investimenti messi in campo dalle imprese - ha detto Roberto Callieri, presidente di Federbeton, nel corso dell'evento -, siamo in grado di migliorare ulteriormente la nostra sostenibilità ambientale. Gli obiettivi che ci poniamo sono, però, raggiungibili solo se condivisi dall'intera catena del valore del mercato delle costruzioni e a patto che il quadro normativo e il consenso sui territori concorrano in maniera sinergica a questa prospettiva». Sono 15 milioni le tonnellate di rifiuti da demolizione e costruzione di calcestruzzo - pari a circa il 10% di tutti i rifiuti speciali prodotti annualmente in Italia (quelli da demolizione e costruzione ne sono una parte) - che sarebbero potenzialmente utilizzabili nel ciclo produttivo del calcestruzzo, sottraendole alla discarica. La stima è stata realizzata sulla base della produzione annua 2018, pari a 27 milioni di metri cubi.

«Il mercato italiano - ha proseguito Callieri - è sicuramente in una fase di stagnazione e sappiamo che non tornerà ai volumi dei primi anni Duemila. Dal 2007 al 2017 si è ridotto del 60%: da 44 milioni siamo scesi a 18-19 milioni di consumo di cemento. Sono riduzioni importanti ma ci attendiamo con la partenza di alcune infrastrutture che ci sia una ripresa e una crescita abbastanza sana di questo mercato. Servono però le grandi opere».

Nei bandi pubblici, nonostante sia previsto l'obbligo di introdurre almeno il 5% di materia riciclata nei componenti per le costruzioni, la diffusione delle buone pratiche di riciclo incontrano numerosi ostacoli di natura burocratica, culturale e normativa. Le tecniche di micro-demolizione diffuse in Italia, ad esempio, provocano la contaminazione del calcestruzzo con vetro, mattoni o intonaci, rendendolo di fatto non più riciclabile.

Federbeton propone 5 possibili soluzioni verso un maggiore utilizzo di aggregati riciclati: implementare la demolizione selettiva, come modalità di separazione delle frazioni riciclabili; introdurre meccanismi premiali, da parte delle committenze pubbliche. Il Comune di Bologna, ad esempio, premia in termini volumetrici i progetti che prevedono l'uso di materiali riciclati; regolare in maniera più chiara i criteri per i quali un rifiuto inerte cessa di essere tale. È importante venga emanata in tempi rapidi la bozza di decreto End of Waste sui rifiuti inerti, ancora all'esame del Ministero Ambiente; formare e sensibilizzare i progettisti alla prescrizione e all'uso dei materiali riciclati; valorizzare il ruolo della filiera del cemento e del calcestruzzo nel ciclo dei rifiuti, in quanto comparto capace di riutilizzare gli scarti di produzione e i rifiuti da raccolta differenziata nel proprio ciclo produttivo.

«Il settore del cemento e del calcestruzzo - ha detto Antonio Buzzi, coordinatore della commissione ambiente ed economia circolare di Federbeton - non è nuovo al tema dell'economia circolare. Il recupero di materia ed energia sono prassi consolidate sia nella produzione nel cemento come materiale sostitutivo della materia prima, sia come utilizzo di materiale di recupero all'interno dei cementi stessi. Anche il calcestruzzo consente oggi di utilizzare degli aggregati di recupero derivanti da demolizioni e ricostruzioni e da rifiuti edili e potrebbe sostituire abbondantemente in Italia fino a 10-15 milioni di aggregati naturali che vengono estratti dalle cave con questa tipologia di rifiuti. Esiste però un problema molto forte che è quello di un regolamento End of Waste per queste tipologie di rifiuti che è pendente al ministero dell'Ambiente da ormai due anni. Oggi nel cemento l'Italia recupera il 7,5% del totale delle proprie materie prime impiegate nel ciclo produttivo. Inoltre recuperiamo sotto forma di energia circa 350mila tonnellate di rifiuti provenienti dall'urbano indifferenziato. Questi numeri rappresentano però una piccola fetta: in Italia si producono 30 milioni di Rsu e circa 135 milioni di rifiuti industriali».

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