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Cemento e calcestruzzo, la produzione torna a crescere: +1% nel 2018

di M.Fr.

A fronte di una ripresa dell'1,6% per il settore delle costruzioni in Italia nel primo semestre 2018, Federbeton, l’associazione delle aziende produttrici di cemento e calcestruzzo, stima una «crescita fino all'1% dei livelli produttivi nel 2018, con un valore aggiunto di filiera anch'esso in aumento, e con un intervallo di crescita stimato tra +1 e +3% sul 2017».

Tuttavia, «malgrado questi segnali di leggera ripresa - si legge nei documenti dell’associazione che vengono presentati in questi giorni al Saie di Bologna - il settore non riesce a invertire il trend complessivamente negativo sul fronte dell'occupazione, del numero delle imprese, delle esportazioni e del fatturato complessivo». A deprimere la domanda di cemento è principalmente il calo della spesa pubblica, pari al 3% nei primi otto mesi di quest’anno. Il nodo, dice in sintesi il rapporto congiunturale di Federbeton, non sta nella scarsità degli stanziamenti ma nelle regole per spenderli: «tale contrazione - si legge infatti nel documento - non sembra dipendere da una indisponibilità di risorse finanziarie, aumentate del 23,9% nel 2017 e del 26,2% nel 2018, ma da inefficienti procedure amministrative». È per questo che i 4mila produttori del settore chiedono (in buona compagnia con diversi altri soggetti portatori di interesse) di intervenire attraverso la revisione del ruolo del Cipe, la modifica codice dei contratti (peraltro allo studio da parte del governo), la semplificazione degli iter procedurali e la professionalizzazione della committenza pubblica. Tutti elementi che Federbeton considera «leve strategiche, ai fini di una accelerazione nella realizzazione delle opere pubbliche».

A proposito di opere pubbliche, ieri al Saie, il presidente di Federbeton Roberto Callieri ha voluto promuovere il cemento come il più adatto alla realizzazione delle infrastrutture in Italia. «La forza del binomio tra calcestruzzo e infrastrutture strategiche è evidente nelle scelte di chi, nel nostro Paese e nel mondo, continua a scegliere questo materiale per le sue caratteristiche ineguagliate di affidabilità, durabilità e sostenibilità - ha detto Callieri -. Per questo crediamo che sia necessario ricordare al mercato, alle istituzioni e all'opinione pubblica quali siano le potenzialità del cemento, del calcestruzzo e delle loro applicazioni per lo sviluppo infrastrutturale e il rilancio della competitività del nostro Paese».

Nel rapporto presentato al Saie Federbeton, per esempio punta a dimostrare che, nella realizzazione delle gallerie, le pavimentazioni cementizie sono più affidabili e durevoli delle pavimentazioni bituminose. A seconda della diversa lunghezza della galleria e della vita utile di progetto (20 o 30 anni) «una pavimentazione in calcestruzzo consente una riduzione dei costi tra il 20 e il 26%», conclude lo studio realizzato per Federbeton dall’Università La Sapienza di Roma. «Nel caso di una galleria lunga 2 km e con un ciclo di vita pari a 30 anni, il costo complessivo è pari a 7,4 milioni di euro con una pavimentazione in conglomerato bituminoso e a 5,7 milioni di euro, con una pavimentazione in calcestruzzo. Il vantaggio economico, in questo caso, è quantificabile quindi in 1,7 milioni di euro a favore del calcestruzzo».

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