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Big data/1. A Palermo applicazioni hi-tech per la pianificazione urbanistica

di Mila Fiordalisi

Sarà Palermo la prima città in Italia a utilizzare i big data per la progettazione urbanistica futura. A inizio 2018 sarà infatti battezzata un'iniziativa, unica nel suo genere che, facendo leva su tecnologie come la modellazione 3D e la realtà aumentata, consentirà all'amministrazione comunale di ipotizzare una serie di scenari - che possono essere interventi urbanistici su specifiche aree e quartieri o anche progetti di nuova edilizia - per verificarne in anteprima gli effetti non solo estetici ma anche e soprattutto funzionali, legati ad esempio alla gestione del traffico, agli impatti ambientali, all'erogazione di servizi e, più in generale, alla qualità del vivere urbano.

Il progetto, in fase di approvazione, fa capo al programma europeo di cooperazione Italia-Malta (la città di Palermo e La Valletta il prossimo anno sono designate capitali, italiana ed europea, della cultura) - e vede in campo le Università di Palermo e di Malta. «Le simulazioni serviranno a capire come può evolversi una città e quale impatto ogni singola decisione può avere sullo sviluppo urbano», spiega il Maurizio Carta, ordinario di Urbanistica all'Università di Palermo, coordinatore del progetto per la parte italiana. «L'utilizzo delle nuove tecnologie e soprattutto l'analisi dei dati, big data ma anche degli open data, saranno sempre più determinanti per la progettazione urbanistica. Il digitale ha conseguenze dirette sul materiale: i dati non sono solo intangibili ma diventano protagonisti a tutti gli effetti delle città del futuro e in alcuni casi già lo sono. La smart city muterà in augmented city, ossia una città un cui la tecnologia fa aumentare il valore stesso della città poiché la renderà migliore e più vivibile».

Il progetto di Palermo (e che si estenderà anche al comune di Favara, in provincia di Agrigento) coinvolgerà tecnologie, software e hardware. Piattaforme per la modellazione 3D, realtà aumentata, smartphone e visori VR (realtà virtuale) serviranno sia ai tecnici sia ai cittadini coinvolti nella sperimentazione. Puntando il cellulare su su specifiche strade o aree sui display appariranno i nuovi scenari, proprio come già ora è possibile fare con alcune app sui temi dell'arredamento e dell'immobiliare. Con i visori ci si potrà invece immergere nella città del futuro, muovendosi a 360 gradi nell'ambiente virtuale.
E si tratta solo di una delle opportunità legate all'uso dei big data e della nuova sensoristica figlia dell'Internet of things. «Si avranno a disposizione dati di nuova generazione che, di fatto, andranno ad aggiungersi, e man mano a sostituirsi, a quelli generati dalla sensoristica tradizionale», spiega ancora Carta.

«Molte informazioni - aggiunge - arriveranno direttamente dagli smartphone, sempre più dotati di sensori di movimento e misurazione, e da dispositivi evoluti basati sull'internet of things. Ogni cittadino diventerà dunque un potenziale "sensore" e comunicherà informazioni determinanti, come ad esempio la sua posizione nella città, che consentiranno di pianificare al meglio l'erogazione di servizi, si pensi ad esempio all'illuminazione pubblica che potrà essere modulata sulla base dell'esigenza reale quartiere per quartiere, isolato per isolato, strada per strada». A tutto ciò si aggiungeranno altre famiglie di dati, come quelli energetici e ambientali che permetteranno di intervenire in tempo reale in caso di anomalie ma anche di rimodulare i servizi, di effettuare manutenzione predittiva e di simulare situazioni di criticità per evitarle.

Anche il fenomeno delle auto connesse e delle relative informazioni e dati trasmessi aprono nuovi scenari in campo urbanistico: «L'auto connessa sarà probabilmente condivisa fra più utenti, a servizio dunque della comunità e non si fermerà mai - spiega Carta -. Ciò da un lato farà abbattere il parco macchine circolante e dall'altro il parcheggio "parassitario"». Il risultato? «Città con maggiori spazi a disposizione della comunità. Spazi che potranno essere riconsiderati nell'ambito delle attività di nuova edilizia e di riqualificazione dei quartieri».

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