Imprese

Techpark di Bolzano/2. Nel capoluogo altoatesino ora c'è un hub europeo per l'innovazione

di Barbara Ganz

Sono sessanta i progetti imprenditoriali che hanno superato l'esame di selezione per entrare in NOI Techpark, la nuova casa dell'innovazione italiana al centro dell'Europa con 750mila metri cubi (190mila già completati) a disposizione delle aziende che scelgano l'Alto Adige come location per sviluppare l'innovazione ai massimi livelli. Oggi l'inaugurazione con una cerimonia, dalle 20, alla quale parteciperà anche la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio dei ministri Maria Elena Boschi e il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. NOI è un acronimo che richiama la prima persona plurale e significa «Nature of Innovation»: nel nome racchiude la particolarità di tenere uniti, in un parco tecnologico pienamente integrato nel tessuto urbano e nella vita sociale della città di Bolzano, centri di ricerca pubblici, imprese innovative e laboratori di ricerca applicata. Qui l'innovazione si «mette in pratica» all'interno di oltre 20 laboratori a disposizione di imprese e istituti di ricerca: ci sono sei istituti di ricerca pronti a collaborare con le imprese: Fraunhofer Italia, Eurac, Università di Bolzano, Agenzia CasaClima, Laimburg, Eco Research.

Per supportare le aziende, ad esempio, l'ateneo metterà in campo dieci team di ricercatori che si concentreranno su data science, design, family business, tecnologie alimentari, efficienza e produzione energetica, automazione e innovazione agroforestale. Tra le attività dei laboratori firmati Unibz rientreranno ricerche per migliorare l'assetto in sicurezza dei trattori impiegati nell'agricoltura di montagna (una delle principali cause di infortuni sul lavoro) o quelle sugli involucri nell'edilizia o, ancora, l'utilizzo di impianti pilota per sviluppare nuovi prodotti alimentari. «Per l'Università di Bolzano la partecipazione al Techpark NOI è una sfida che si colloca nella direzione di una sempre maggiore interazione con le realtà produttive», afferma il rettore, il professor Paolo Lugli. La vicinanza stimolerà poi collaborazioni tra imprese e istituti ma anche tra gli stessi centri di ricerca. Sono infatti già previsti i primi due laboratori gestiti a quattro mani: l'«Environmental Sensing Lab», che aprirà nel 2019 per sviluppare tecnologie volte a migliorare il monitoraggio dell'ambiente, gestito da Università ed Eurac Research; il laboratorio Nuclear Magnetic Resonance (NMR), che da ottobre 2018 permetterà ai ricercatori di Università e Centro Laimburg di verificare e autentificare l'origine dei prodotti agricoli.

Tra i progetti anche quello di continuare la ricerca sulle proprietà di prodotti tipici, come le mele. Non solo gli imprenditori si avvarranno dei servizi offerti dai ricercatori al NOI Techpark, ma anche l'Agenzia CasaClima: «Trasferendo la nostra sede nel parco tecnologico potremo sfruttare al meglio le sinergie e ulteriormente rafforzare la collaborazione di ricerca nell'ambito dell'efficienza energetica sia con l'Università che con Eurac Research», spiega il direttore Ulrich Santa. E la vicinanza a laboratori e altri ricercatori sarà un valore aggiunto anche per le attività del Fraunhofer Italia, sede italiana dell'istituto tedesco specializzato in Industria 4.0: «Essere all'interno di un parco tecnologico, con il suo brulicare di idee, ci permetterà di ampliare ulteriormente il nostro portfolio di servizi di ricerca applicata per le Pmi» commenta il direttore Dominik Matt. Alcuni dei laboratori ospitati all'interno del Techpark prendono poi spunto dal territorio che li circonda. Così, ad esempio, Eurac Research costruirà entro fine 2018 un simulatore in grado di ricreare le condizioni climatiche più estreme presenti in alta quota e in natura: saranno riprodotti pressione, temperatura, vento e altre caratteristiche presenti sulla terra fino a 9mila metri d'altitudine. Un laboratorio che potrà servire a testare la resistenza di materiali tecnici, utile a più settori, come quello dell'automotive.

Sempre Eurac dà valore a una delle eccellenze della ricerca altoatesina: il know how nella conservazione delle mummie, conseguenza del lavoro fatto negli ultimi 25 anni su Ötzi, l'uomo del Similaun rinvenuto nel 1992. Nel nuovo quartiere green sorto nella zona industriale di Bolzano - oltre 100 milioni di euro di investimento pubblico che raddoppieranno grazie al coinvestimento privato - hanno già trovato casa 40 startup italiane, e 20 imprese innovative hanno già prenotato lo spazio. Tutte entreranno entro il 2018 nel nuovo quartiere, che vivrà in simbiosi con la città grazie a ristoranti, un teatro e un centro eventi. «I laboratori del parco tecnologico saranno il punto d'incontro tra sapere ed esigenze del mercato: la volontà delle aziende di innovare per restare competitive sul mercato troverà una rete di competenze ancora più reattiva e trasversale rispetto a quanto succede già ora», afferma Arno Kompatscher, presidente della Provincia aAutonoma. « Si tratta - aggiunge - di un patrimonio che mettiamo a disposizione del Sistema Italia». Hanno il nome di Huawei, Maccaferri, Leitner, Grandi Salumifici Italiani e altri, le aziende che hanno già scelto il NOI - progettato dallo studio Claudio Lucchin e da Chapman Taylor - per installare i propri centri di ricerca: «La nostra struttura è aperta – continua Kompatscher - per accogliere tutte le aziende che vogliano sviluppare in sinergia con il territorio altoatesino un'innovazione capace di mettere al centro il territorio, la natura e l'uomo».

Così la divisione infrastrutture Ict di Huawei, colosso cinese dell'Ict, costruirà un Innovation hub per le attività R&S nei settori green, alpine, food, automation e welfare. Huawei è già partner tecnologico di Alperia, società pubblica per l'energia, per lo sviluppo della banda larga in Alto Adige. A Bolzano partirà un nuovo reparto per elaborare e sviluppare infrastrutture Ict nel campo della safe e smart city e dell'Internet of Things. Alla pari delle altre realtà, anche Huawei ha dovuto sostenere la procedura di selezione per entrare in NOI Techpark, dove, spiega Ulrich Stofner, direttore del Dipartimento provinciale economia, innovazione ed Europa, «passato e futuro si incontrano». Lo si vede anche nell'architettura: l'entrata è l'edificio Black Monolith, il monolite nero, con una copertura rivestita di pannelli fotovoltaici scuri e lastre in schiuma d'alluminio, a ricordare un complesso che era - al momento della sua apertura, nel 1937 - il più̀ grande stabilimento per la produzione di alluminio in Italia. Un esempio di architettura razionalista, integrato con la modernità̀ rappresentata dal monolite orizzontale che richiama 2001, Odissea nello spazio. Una metafora che prosegue con l'inclinatura della struttura che serve a ricordare l'uomo che, procedendo nella sua evoluzione, si alza in posizione eretta. E di notte, un'illuminazione esalterà "la monumentalità" del luogo e l'incessante lavoro che si svolge al suo interno.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©