Imprese

Al via il Cersaie: la ceramica investe nel rilancio, Italia leader grazie all’innovazione di prodotto

di Ilaria Visentini

«L’industria ceramica ha tenuto in questi anni difficili e ha saputo riposizionarsi su un livello più alto di valore aggiunto, coniugando tecnologia, bellezza, design ed equilibrio. Sono le caratteristiche che rendono il nostro made in Italy vincente sui mercati internazionali». Con queste parole il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha dato il via ieri a Bologna alla 35esima edizione di Cersaie, il Salone internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno, che ha registrato il tutto esaurito nei padiglioni fieristici, dove da 35 edizioni la piastrella italiana sfoggia una capacità innovativa inarrivabile per i competitor del globo.

Il made in Italy ceramico vale oggi 6,2 miliardi di euro, (per l’87% legato alle piastrelle, seguite da refrattari, sanitari, refrattari e stoviglieria), 225 industrie e quasi 25 mila addetti.

«Cersaie è la fiera più importante al mondo per la ceramica, abbiamo 869 espositori da 41 nazioni (i 156mila metri quadrati dei padiglioni bolognesi sono sold-out da mesi, ndr) e in questo panorama la produzione italiana è leader – sottolinea il presidente di Confindustria Ceramica, Vittorio Borelli –. Ed è leader perché ha saputo innovare sia dal punto di vista estetico sia funzionale». Dopo un decennio di crisi dell’edilizia, la kermesse è la conferma dell’ottimismo che si respira nel settore ceramico, innanzitutto grazie al traino dell’export, tornato in valore quasi ai livelli pre crisi: 4,6 miliardi di euro (+6,3% nel 2016, +3,6 nel primo semestre 2017), anche se in volume c’è un gap di 25 punti ancora da recuperare rispetto ai flussi di inizio anni Duemila. Ma il prezzo al metro quadrato della piastrella made in Italy è salito a 14 euro, il doppio dei listini spagnoli o turchi e quasi tre volte il prezzo cinese, a conferma dell’eccellenza del manufatto italiano (emiliano in particolare, visto che in regione si concentra il 90% dell’industria domestica).

«Il mercato italiano è ancora ai blocchi di partenza, ma dopo otto anni di domanda in calo vediamo finalmente un segno più – aggiunge il presidente Borelli – e noi continuiamo a investire. Siamo arrivati al 7,4% del fatturato (oltre 400 milioni di euro) investiti su due driver: innovazione (che per noi significa anche fabbriche 4,0) e sostenibilità». E il tema “Sostenibilità e competitività della manifattura europea nel contesto internazionale” è stato al centro del convegno inaugurale. «Non c’è competitività per l’industria italiana ed europea se non c’è sostenibilità – ricorda il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti – e le aziende ceramiche ne sono la dimostrazione, perché sono molto avanti sia nelle certificazioni ambientali sia nelle strategie di economia circolare».

Ed è per questo, interviene Borelli, «che non possiamo lasciare il nostro Paese in balia delle scorribande di chi non rispetta le regole». Il riferimento è ai concorrenti cinesi e alla necessità di riconfermare i dazi antidumping che tra il 2008 e il 2016 hanno permesso di ridurre del 75% le importazioni in Europa di piastrelle fatte in Cina, strumento fondamentale per tutelare la nostra leadership ceramica nel mondo. «La Cina non è un’economia di mercato - conclude Boccia – e la Via della seta non può diventare una rotta unidirezionale. Bisogna che la Germania si decisa a seguire la strada imboccata da noi di Confindustria e dai colleghi francesi di Medef per negare il riconoscimento Mes. Perché la crescita è conseguenza anche delle politiche industriali».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©