Imprese

Il calcestruzzo rallenta ancora: in dieci anni produzione italiana ridotta di un terzo

di Matteo Meneghello

Ennesima battuta d’arresto per la produzione italiana di calcestruzzo preconfezionato. Nei primi sei mesi dell’anno in corso i volumi italiani sono scesi del 13,6% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente. I dati elaborati da Atecap (l’associazione tecnico economica del calcestruzzo preconfezionato)  indicano che il settore si avvia verso il decimo anno consecutivo di contrazione dei volumi. Per la fine dell’anno si prospetta un -9,5% rispetto all’anno precedente: significherebbe chiudere l’anno a poco meno di 23 milioni di metri cubi prodotti, oltre tre volte di meno rispetto ai 72 milioni del 2007.

Il dato del 2016 si profila sugli stessi livelli di quello dell’anno scorso, chiuso con una frenata del 10,1 per cento. L’aumento dei bandi di gara registrato negli ultimi mesi del 2015 e le misure contenute nella legge di stabilità per il 2016 in termini di incremento delle risorse stanziate per nuove infrastrutture, clausola europea per gli investimenti pubblici, superamento del patto di stabilità interno e maggiore stabilità finanziaria su un arco temporale di medio periodo erano, nel giudizio Atecap, le permesse per una nuova stagione di crescita nell’industria delle costruzioni. L’inversione di tendenza, però, non c’è stata.

La dinamica negativa è omogenea su tutto il territorio: il nord ovest perde il 17,4%, il nord est il 15,4%, centro e Sardegna -17%, regioni e meridionali e Sicilia limitano i danni con una contrazione meno marcata, pari al 6,3%. Il calo è frutto di una pesante frenata accumulata nei primi tre mesi dell’anno, ai quali si è accompagnato un parziale recupero nella seconda parte del semestre (+24,5% a giugno su marzo nel Nordovest, +25,3% nel Nordest, +23,8% per Centro e Sardegna, +21,3% per Sud e Sicilia). Un mini-rimbalzo che, però, non è giudicato sufficiente a garantire un’inversione di tendenza sulla distanza dei dodici mesi.

«Nella seconda parte dell’anno - spiega Andrea Bolondi, vicepresidente vicario di Atecap - presumibilmente si recupererà solo una parte del calo registrato nei primi sei mesi del 2016. Molte aziende contano su una ripresa del portafoglio ordini che però si trasforma a fatica in produzione, a causa dei blocchi e dei ritardi nella cantierabilità delle opere a cui fornire calcestruzzo, con un conseguente rischio in termini di credito e pagamenti. Gli investimenti in costruzioni restano purtroppo ancora al palo e non sembrano esserci, almeno nell’immediato, le condizioni per un'effettiva ripresa. Dopo dieci anni di calo ininterrotto dei volumi il settore del calcestruzzo preconfezionato è un comparto industriale logoro, con una struttura produttiva altamente sovradimensionata».

Due, nel giudizio di Atecap, le ragione di questa revisione al ribasso delle stime: da un lato l’atteggiamento attendista delle stazioni appaltanti, in vista della definizione del corpo normativo relativo al nuovo codice degli appalti, dall’altro la debole crescita dell’economia italiana, spinta principalmente dal contributo positivo dei consumi interni piuttosto che degli investimenti, che non hanno consolidato la ripresa.

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