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Un piano per l'edilizia 4.0: negli incentivi all'industria bonus per il Bim

di Mauro Salerno

Sfruttare il trampolino del piano «Industria 4.0» su cui sta lavorando il governo, per far fare un salto tecnologico ai cantieri. Il percorso è già stato tracciato dal nuovo codice degli appalti in vigore dal 19 aprile che indica la strada per l’introduzione delle nuove tecnologie digitali nelle costruzioni: in particolare il «Buliding information modeling» (Bim), piattaforma in grado di far dialogare in tempo reale progettisti, imprese e Pa impegnate nella nella realizzazione di un’opera pubblica. Porta Pia ha già insediato una commissione che dovrà elaborare il piano di diffusione delle nuove tecnologie nel settore. Ma per passare dalle prescrizioni normative ai fatti concreti servono incentivi per l’acquisto di hardware e software oltre che per la formazione del personale a tutti i livelli: dai progettisti alle imprese, dalle stazioni appaltanti ai produttori di materiali edili.

A chiedere una strategia nazionale per la "digitalizzazione" dell’edilizia, seguendo l'esempio di quanto hanno già fatto in Europa Gran Bretagna, Germania e Francia, è l'associazione nazionale dei costruttori, che non intende perdere l'occasione di agganciare il treno dell’innovazione industriale su cui scommette il piano di Palazzo Chigi. Una delle grandi novità del Bim è la possibilità di condividere le informazioni tra tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione delle opere. Lavorare su un’unica piattaforma condivisa garantisce la possibilità di anticipare i problemi che potrebbero sorgere in cantiere, riducendo tempi e costi di realizzazione e assicurando una maggiore aderenza dell’opera al progetto e alle attese del committente.

«Con il Bim oggi si eseguono le più importanti opere di ingegneria e architettura del mondo», dice Gianluigi Coghi, vicepresidente dell’Ance con delega all’innovazione. Purtroppo «il nostro Paese è in notevole ritardo rispetto ai suoi "competitor" internazionali». In Gran Bretagna il Bim è oggetto di un piano strategico iniziato nel 2011 e viene utilizzato per tutti i progetti pubblici. Per incentivarne l’uso il Governo ha già investito 5 milioni di sterline, mentre altri 15 milioni sono previsti per il piano 2017-2019. La stima è che grazie al Bim finora il sistema degli appalti pubblici inglese abbia risparmiato 800 milioni di sterline. In Germania il Bim diventerà di utilizzo standard entro il 2020, mentre la Francia ha stanziato 20 milioni di euro per la digitalizzazione delle costruzioni. «L’Italia invece - prosegue Coghi - ha visto come principale input allo sviluppo del Bim il settore privato». Ma l’esperienza europea dice che la spinta verso il digitale va accompagnata con investimenti pubblici. I costi connessi all’acquisto delle attrezzature hardware e software «sono un ostacolo soprattutto per le realtà meno strutturate», continua il vicepresidente Ance. Di qui la necessità di agganciare il piano «Industria 4.0»: agevolando gli acquisti tecnologici e la formazione del personale, pubblico e privato.

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