Imprese

Industria, la ceramica cresce solo all'estero: fatturato 2015 a 5,1 miliardi

di Giorgio Costa

La ceramica italiana combatte la sua battaglia per la crescita sui mercati esteri e, in attesa che l’Italia riparta, continua a puntare su qualità e formati che le fanno pure dimenticare di doversi misurare con competitor (ad esempio l’industria spagnola) decisamente più “produttivi” e con una resa per addetto molto superiore. Ma i numeri - resi noti ieri a Sassuolo nel corso della presentazione dei dati 2015 da parte di Confindustria ceramica - sono ancora dalla parte italiana se è vero che l’industria di settore ha chiuso il 2015 con ricavi per 5,1 miliardi (+4,1% sul 2014) e a questo dato si devono aggiungere i 722 milioni prodotti da ceramica sanitaria, stoviglieria e refrattari; un risultato realizzato grazie ad un export che ha raggiunto i 4,3 miliardi (e che vale poco meno dell’85% delle vendite complessive) e un mercato interno che limita i danni e scende dello 0,6% a quota 799 milioni - un valore vicino alla produzione delle imprese italiane che hanno creato aziende produttive all’estero - che valgono 80,3 milioni di metri quadrati di prodotto venduto (ben lontano dai 200 milioni pre crisi); mentre prendono la via dell’estero 316,6 milioni di mq per un totale prodotto di 394,8 milioni nel 2015 che fa registrare un aumento del 3,44 per cento. Numeri che fotografano un settore che non ha tirato i remi in barca dopo la drammatica crisi degli anni scorsi e che, anzi, guarda al futuro se si considera che gli investimenti realizzati nel 2015 dalle 150 imprese del settore sono risultati pari a 351,3 milioni – un livello mai raggiunto se si esclude il 1995, anno della cosiddetta Tremonti - con una crescita del 22,7% rispetto allo scorso anno che, a sua volta, aveva visto aumentare gli investimenti del 27% sul 2013. «Uno sforzo – spiega il presidente di Confindustria Ceramica Vittorio Borelli – che dimostra la volontà del settore non solo di resistere ma di confermarsi come la prima forza qualitativa nel mercato mondiale. E i risultati stanno arrivando grazie proprio a quegli investimenti che ci consentono di primeggiare sia sui grandi formati, ora anche di spessori tali da reggere perfettamente i grandi spazi pubblici come metropolitane e centri commerciali, sia per quanto riguarda il disegno digitale unito alla possibilità di cottura del colore a 1300 gradi, che ci consente di realizzare decori di qualità senza pari nel mondo».

E il mondo apprezza. Sia quello tedesco (che resta lo sbocco principale delle nostre ceramiche) sia quello legato al dollaro che ha risentito del forte apprezzamento del dollaro; ma si sta riprendendo anche la Francia e ci sono segnali positivi anche dalla Russia dove, ha detto Borelli, «si continua a investire e lo si farà sempre più se il petrolio continua nella sua rivalutazione». Conti positivi, dunque, ma resta il segno negativo davanti al numero degli occupati che nel corso del 2015 si sono fermati a quota 19.143 con una flessione dell’1,5% mentre diminuisce, però, anche il numero degli addetti che usufruiscono di ammortizzatori sociali (attualmente circa 2500). Del resto è ormai evidente che la crescita del settore avverrà stabilizzando il lavoro e per crearne di nuovo occorrerebbero dati di crescita molto diversi (e impensabili sino a quando il mercato interno resterà in queste condizioni); anche perché se un addetto in Spagna produce valore di vendita per circa 28mila euro, in Italia ci si ferma a 21mila, ma occorre tener conto della diversa qualità della forza lavoro italiana (con molti più white collars rispetto a quella spagnola) e di un sistema di flessibilità del lavoro e di bassi salari che “premia” l’industria spagnola e non quella italiana.

Industria che ora deve sconfiggere due significativi “avversari”. Il primo è rappresentato dalla concessione dello status di economia di mercato (Mes) alla Cina e l’altro è il fronte, tutto interno, dell’energia. Sul primo Borelli ricorda che nei prossimi giorni verranno presentato alla Commissione Ue da parte dell’industria europea di settore un dossier sulle ragioni della richiesta di non concessione del Mes alla Cina visto il non rispetto di 4 dei 5 parametri richiesti (una scelta diversa costerebbe alla ceramica europea circa 100mila posti di lavoro); sul secondo, invece, lamenta Borelli, «l’Italia non è riuscita a sbloccare gli sgravi già previsti per le imprese energivore, mentre la Germania ha fatto precise scelte allocative. La nostra posizione – in linea con quanto recentemente affermato dal ministro Carlo Calenda – è nella riparametrizzazione degli sgravi si debba tenere conto anche della propensione al commercio internazionale. Così come auspichiamo che si chiarisca il regime fiscale della cogenerazione».

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