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Cementizillo chiude l'impianto di Este in Veneto: consumi crollati del 60%

di Barbara Ganz

Dei 12 impianti cementieri operativi a Nord Est ne sono rimasti tre, e il consumo di cemento è crollato da 1.015 kg/abitante del 2007 a 340 nel 2015. È questo il contesto di mercato nel quale Cementizillo Spa (proprietario di due dei tre impianti superstiti) ha annunciato l’avvio della procedura di interruzione della produzione nello stabilimento di Este. «Una decisione inevitabile di razionalizzazione, vista la grave crisi strutturale che ha irreversibilmente colpito il settore cementiero – si legge nella nota dell’azienda –. In poco più di 10 anni il settore ha perso il 60% dei volumi a fronte di un calo negli investimenti dell’edilizia di oltre il 30%. In un contesto di mercato nazionale e locale così negativo l’interruzione della produzione ad Este, impianto storico dell’azienda, è una scelta obbligata e meditata, seppur sofferta, per non compromettere in modo permanente la competitività del gruppo».

La scelta di sacrificare Este «ha consentito di non chiudere e non delocalizzare, confermando la precisa volontà di salvaguardare il know how acquisito in oltre 130 anni di storia. Cementizillo annuncia di non voler abbandonare «nessuno dei collaboratori», impegnandosi «a favorire un serio percorso di rioccupazione, con la certezza che questa fase di contrazione sia un passaggio inevitabile per garantire lo stato di salute e il mantenimento della presenza dell’industria cementiera in Veneto».

Per la situazione della Bassa Padovana – il territorio con la maggiore concentrazione di cementerie in Italia – fin dal 2013 si era attivata la Regione Veneto. Lo scenario non è migliorato: «Dal 2011 a oggi l’azienda ha messo in campo tutte le soluzioni possibili allo scopo di ridurre al minimo l’impatto sociale ed economico per i dipendenti dello stabilimento. In questi quasi quattro anni, Cementizillo ha stanziato risorse pari a 4 milioni di euro tra incentivi all’esodo e sostegno al reddito in aggiunta alla cassa integrazione, che si sommeranno agli ulteriori 18 mesi di mobilità a decorrere dall’aprile di quest’anno – spiega Edoardo Sirchia, direttore delle Risorse umane – . Complessivamente l’azienda avrà contribuito a sostenere le “sue persone” per oltre 5 anni, adoperandosi nel frattempo a esplorare tutte le soluzioni di reimpiego e riqualificazione possibile».

Ad Este rimarrà la direzione generale, amministrativa e tecnica del gruppo con un organico complessivo di 40 persone tra dirigenti e impiegati. Degli 85 esuberi dichiarati a luglio del 2013 un quarto delle posizioni sono già state recuperate, tra adesioni alle procedure di messa in mobilità volontaria, ricollocazione in altri impianti del gruppo e progetti di outplacement «e c’è fiducia che questi percorsi possano continuare con efficacia in futuro – spiega Sirchia –. Nostro impegno prioritario sarà proporre e trovare soluzioni innovative e sostenibili per ricollocare i collaboratori, ma per fare questo ci sarà bisogno della collaborazione di tutti gli attori del sistema, in primo luogo parti sociali e istituzioni ».

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