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Brusca frenata per il calcestruzzo preconfezionato: -10,5% nel primo semestre

di Al. Le.

Brusca frenata per la produzione di calcestruzzo preconfezionato in Italia nei primi sei mesi dell'anno: -10,5% rispetto al semestre precedente e -4,5% rispetto allo stesso semestre dell'anno scorso. Nell'attesa di vedere rafforzata la lenta risalita dell'economia italiana e il rilancio del settore delle costruzioni la previsione nella produzione di calcestruzzo preconfezionato per il 2015 è allo stato attuale di un -7% nei confronti del 2014.

Secondo l'Atecap, l'Associazione tecnico economica del calcestruzzo preconfezionato, nel secondo trimestre del 2015 si registra comunque un incremento del 16% rispetto ai primi tre mesi dell'anno in corso, miglioramento che da una parte compensa la contrazione della produzione rilevata nel precedente trimestre, ma dall'altra disattende i primi segnali di attenuazione nel trend di contrazione della produzione già riscontrati a livello tendenziale nei primi mesi dell'anno, rilevando una flessione del -6% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente.

Questi valori confermano la debolezza dei segnali di ripresa per l'anno in corso, il settore delle costruzioni, infatti, non è ancora fuori dalla crisi che continua a mordere soprattutto i driver del comparto del calcestruzzo, ovvero le nuove costruzioni residenziali, quelle non residenziali e le opere pubbliche: secondo l'Ance per il 2015 gli investimenti in costruzioni saranno ancora in calo e chiuderanno l'anno con una riduzione prevista dell'1,3% in termini reali.

L'aumento congiunturale trimestrale nella produzione di calcestruzzo pronto per l'uso è legato agli effetti delle dinamiche stagionali della produzione. A livello territoriale tutte le macro aree di riferimento registrano una variazione congiunturale positiva del trimestre, variazione più marcata per il nord est, in linea con il dato medio nazionale nel nord ovest e al centro compresa la Sardegna e più contenuta al sud Sicilia inclusa dove comunque il rallentamento a livello tendenziale è più' evidente. «C'è sicuramente un tendenziale rallentamento nella caduta dei volumi degli ultimi anni - commenta il vicepresidente di Atecap, Andrea Bolondi -, stiamo andando verso una stabilizzazione di quello che presumibilmente sarà il mercato futuro. Sarà però un mercato in grado di assorbire solo metà della nostra capacità produttiva. È come se fino a ieri avessimo nuotato tutti in un lago capiente, un lago che oggi si è ristretto e che quindi rende più difficile restare a galla».

In Italia, rileva Bolondi, «operano nel settore circa 1.200 imprese con oltre 2.000 impianti di betonaggio. Sono, troppi: il risultato è una concorrenza spietata sui prezzi che a volte, in assenza di reali controlli, va a discapito della qualità del prodotto e di conseguenza della sicurezza delle opere. Francia e Germania, paesi che come noi tradizionalmente costruiscono in calcestruzzo, seppur con volumi sensibilmente superiori ai nostri hanno una struttura produttiva che vede un numero di imprese compreso tra 500 e 600 per circa 1.800 impianti. Lo stesso numero di imprese lo registra il primo produttore europeo di calcestruzzo, la Turchia, dove a fronte di una produzione annua di oltre 100 milioni di metri cubi operano poco più di 1.000 impianti».

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