Fisco e contabilità

Ordini e Università, la «strana alleanza» per rivoluzionare la formazione degli architetti

di Mauro Salerno

Si incontrano per la prima volta sul terreno della formazione universitaria le strade di professionisti e professori universitari del mondo dell'architettura. Due universi che finora hanno viaggiato su binari paralleli, divisi dagli steccati della "professione" e della "ricerca", provano finalmente ad abbattere almeno in parte i muri della diffidenza reciproca per proporre al governo un profondo rinnovamento del percorso di studi dei giovani progettisti. Il punto di partenza è la costatazione delle difficoltà in cui si trovano a operare i 154mila professionisti iscritti all'albo degli architetti, anche a causa della crisi che attraversa da anni il mondo delle costruzioni. Quello di arrivo è il ridisegno di alcuni punti strategici del percorso di studi degli aspiranti architetti: a partire dagli esami di accesso, passando per tirocini obbligatori, per finire con il ridisegno dell'esame di abilitazione.

A propiziare la "strana" alleanza un documento comune redatto dal Consiglio nazionale degli architetti insieme alla Conferenza universitaria delle facoltà di archittetura italiane (Cuia), presieduta da Saverio Mecca . «L'obiettivo è avvicinare la formazione al mercato», spiega Paolo Malara, che ha coordinato il lavoro per Cnappc, presentato ieri a Roma. Tra le proposte la revisione degli esami di ingresso alle facoltà, con un open day unico nazionale per orientare i candidati e di abilitazione («una formalità totalmente inutile»). Soprattutto l'accento viene posto sull'aumento degli aspetti di preparazione alla professione durante il percorso universitario con più laboratori, stage presso gli studi e magari l'introduzione di un tirocinio obbligatorio o sostitutivo dell'ultimo anno di università, come peraltro previsto dalle direttive europee. In campo anche le propeste per rivedere i costi-standard della formazione. «Inutile rivedere il corso di studi - ha specificato Mecca - se non cambia anche il rapporto studente docente». Secondo gli ultimi dati oggi si viaggia in media su una forchetta compresa tra un docente per 80-100 studenti, mentre si dovrebbe scendere a una soglia di un insegnante per 30/50 laureandi.

Tutte queste proposte, inserite in un documento che fa anche il punto sullo stato della professione in cui cominciano a calare gli iscritti under 40, dovrebbero trovare sbocco in un protocollo di intesa tra gli architetti, Cuia e ministero dell'Istruzione. «Abbiamo proposto una serie di interventi mirati - spiega ancora Malara - che non richiedono lo stanziamento di fondi nè tantomeno produzione normativa: basta forse qualche atto di indirizzo».

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