Fisco e contabilità

Voucher/2. Nell'edilizia rilasciati 2,1 milioni di titoli per 32mila lavoratori

di Giuseppe Latour

Circa 14mila imprese che hanno rilasciato 2,1 milioni di titoli a beneficio di 32mila lavoratori. Al di là di ipotesi e stime, che più volte si sono inseguite negli ultimi mesi, è questa l'unica quantificazione precisa del fenomeno dei voucher nelle costruzioni. Ad effettuarla è stata la relazione annuale dell'Inps, lo scorso luglio, fotografando la situazione del 2015. La realtà dei numeri, allora, dice che quella dei buoni lavoro è una tendenza in ascesa molto forte, tanto che lo stesso Istituto, solo pochi mesi fa, citava l'edilizia tra i settori da tenere sotto controllo. E questi numeri sono certamente aumentati, visto che nel 2016 in soli nove mesi è stato già registrato un aumento complessivo del 34,6% dei voucher venduti. Le costruzioni, quindi, si sono avvicinate a quota 3 milioni di titoli.

Per capire l'evoluzione dello strumento, è possibile guardare proprio l'analisi effettuata dall'Inps. I buoni lavoro "sono stati introdotti nel 2003 dal decreto legislativo n. 276 per regolare le attività lavorative di tipo accessorio e di natura meramente occasionale". Il sistema, però, è rimasto inapplicato fino al 2008, quando un decreto del ministero del Lavoro ha messo in moto una fase di sperimentazione nel settore delle vendemmie. Da quel momento è iniziata una inesorabile ascesa. I voucher venduti, a partire dal mese di agosto, alla fine del 2008 risultavano circa mezzo milione. Nel 2011 i voucher venduti sono stati 15 milioni, nel 2015 hanno raggiunto i 115 milioni. «Alla base di questo boom – dice l'Istituto - c'è una lunga serie di interventi normativi che hanno progressivamente ampliato sia le categorie di prestatori di lavoro accessorio sia gli ambiti di attività remunerabili tramite i voucher, fino alla liberalizzazione del 2012».

Nel 2015 sono stati utilizzati circa 88 milioni di buoni lavoro (non tutti i voucher venduti vengono, infatti, necessariamente utilizzati subito). I dati dell'Inps, però, consentono di verificare in che modo questi voucher sono stati distribuiti tra i diversi settori. Il pezzo più rilevante di questo sistema è rappresentato dalle aziende dell'industria e del terziario: quelle che hanno impiegato prestatori di lavoro accessorio sono state circa 246mila. In questo insieme, il tassello più importante riguarda il settore alberghiero e della ristorazione (75mila imprese), mentre sono 53mila quelle del commercio.

I numeri delle costruzioni, però, pesano parecchio e denunciano un uso molto disinvolto dello strumento: in questo comparto, come spiega l'Inps, «quasi 14 mila aziende hanno utilizzato lavoro accessorio». Per l'esattezza, si tratta di 13.813 committenti, che hanno pagato con questo strumento più di 32mila lavoratori, con l'emissione complessiva di 2,1 milioni di titoli. Ogni lavoratore ha incassato mediamente 67 voucher, pari a 670 euro di importo, mentre ogni committente ha emesso pagamenti medi per un totale di 1.560 euro su base annua. Numeri preoccupanti, soprattutto se vengono letti insieme a un altro dato, contenuto nella nota trimestrale congiunta di Istat, Inps e ministero del Lavoro: «Nei primi nove mesi del 2016 i voucher venduti sono stati 109,5 milioni, il 34,6% in più rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente». A carico dell'edilizia, quindi, nel 2016 dovrebbero esserci almeno 700mila titoli in più. Non è un caso che si stia pensando, allora, a una riforma. Se non arriverà dal Governo, è quasi certo che delle limitazioni saranno inserite nel nuovo contratto nazionale di categoria, del quale si sta discutendo proprio in queste settimane.

La nota congiunta del ministero del Lavoro, Inps, Inail e Istat del III terzo trimestre 2016

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