Fisco e contabilità

Appalti centralizzati, da oggi obbligo anche per i Comuni per i servizi agli immobili

di Alessandro Arona e Giuseppe Latour

Da oggi, 9 agosto 2016, scatta anche per gli enti locali l'obbligo di appalto di servizi tramite le centrali di aggregazione (Consip o centrali regionali) per le 19 categorie merceologiche indicate nel Dpcm 24 dicembre 2015, attuativo dell'articolo 9, comma 3 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66.
Al di sopra delle soglie comunitarie (articolo 35 del Codice appalti, Dlgs 50/2016), dunque, anche i Comuni, dopo le Regioni e le aziende sanitarie, non potranno più lanciare gare d'appalto "in proprio", ma dovranno necessariamente appoggiarsi alla Consip o a un altro dei 35 soggetti aggregatori riconosciuti dall'Anac (Autorità Anticorruzione) in base al Dl Madia 66/2014.

L'obbligo non è per tutti gli appalti di servizio, come si diceva, ma solo per le 19 categorie indicate nel Dpcm 24 dicembre 2015. L'obbligo è scattato il giorno stesso della pubblicazione in Gazzetta del Dpcm, il 9 febbraio, per tutte le amministrazioni centrali dello Stato e per gli enti del Servizio sanitario nazionale, e nella lista in effetti 14 voci su 19 si riferiscono ad acquisti e servizi legati alla sanità, dall'acquisto dei classici "aghi e sringhe", ai farmaci, a specifici apparecchi sanitari (defibrillatori o pace-maker), mentre le ultime cinque voci si riferiscono a servizi relativi agli immobili: vigilanza armata, pulizia immobili, guardiania, manutenzione immobili e impianti, Facility management di immobili (che è la gestione coordinata di tutti i servizi indicati poc'anzi).
L'obbligo di appalto aggregato sarebbe scattato sei mesei dopo - in base all'articolo 3 del Dpcm - per le restanti amministrazioni, e cioè in particolare Comuni e altri enti locali. E visto che le prime 14 categorie sono in sostanza materia di Asl e aziende ospedaliere, la novità del 9 agosto riguarda gli appalti soprasoglia dei Comuni nei servizi relativi agli immobili (facility management e singoli servizi).

La spesa aggredibile tramite questa manovra vale circa tre miliardi, che si aggiungono ai 12,8 miliardi delle altre categorie. In totale, l'ipotesi è che su questa cifra si possano operare risparmi per circa un miliardo di euro.

L'obbligo di centralizzare gli apalti non sarà soltanto virtuale. Dal 9 agosto, infatti, il rilascio del codici identificativi di gara da parte dell'Anac sarà condizionato al passaggio da un aggregatore. Solo in assenza di iniziative delle centrali, sarà possibile fare la gara in autonomia.
E non sarà l'ultimo gradino di questo processo. Entro la fine dell'anno, infatti, il tavolo degli aggregatori del ministero dell'Economia avrà il compito di individuare nuove categorie merceologiche da inserire negli elenchi. Tra queste potrebbero essere ricomprese le attività di manutenzione che, di recente, sono entrate nella sfera della piattaforma elettronica di Consip.

E non è tutto. Il 26 luglio è infatti andato in Gazzetta ufficiale il decreto del ministero dell'Economia sui benchmark per gli acquisti delle amministrazioni. Tutte le Pa, sia centrali che locali, dopo la pubblicazione del Dm dovranno fare riferimento per i loro approvvigionamenti ai parametri fissati dal Governo a livello nazionale: serviranno a definire le caratteristiche dei diversi beni e servizi e, soprattutto, il loro prezzo. Chi spende di più sarà richiamato dall'Anac che, fatte le sue verifiche, potrà avviare i deferimenti alla Corte dei conti per danno erariale. Il meccanismo punta a creare dei riferimenti che le Pa non possono dribblare. I Comuni, ma anche le amministrazioni centrali, nella pratica avranno due alternative: comprare attraverso Consip o fare gli acquisti in autonomia ma rispettando i parametri del Governo. Chi si vuole discostare da questo schema, deve dare spiegazioni, giustificando le sue esigenze particolari. Il perimetro del provvedimento sarà parecchio ampio. Si applicherà a tutte le categorie per le quali esiste una convenzione Consip. Quindi, quasi tutti i possibili acquisti della Pa, a partire da energia, carburanti, telefonia, buoni pasto, gestione degli edifici.

Il Dpcm con le 19 categorie merceologiche da «aggregare»

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©