Fisco e contabilità

Architetti, fotografia dalla crisi: redditi più bassi, pagamenti in ritardo, coworking

di Giuseppe Latour

Redditi bassi, pagamenti sempre più difficili, pochi progetti e sempre più servizi. È questo lo scenario tracciato dalla quinta edizione dell'Osservatorio sulla professione di architetto promosso dal Consiglio nazionale degli architetti in collaborazione con il Cresme.

I dati dell'Osservatorio confermano alcuni dei trend più significativi registrati negli ultimi anni tra gli oltre 154mila architetti italiani. Continua il rallentamento della crescita degli iscritti agli ordini provinciali; scende ancora, riducendosi ad una cifra inferiore ai 17mila euro, il reddito annuo. La contrazione tra il 2008 e il 2015 è stata del 41 per cento.
Il numero di professionisti con un reddito inferiore a 9mila euro è cresciuto, così, dal 31,8% del 2013 al 34% del 2015, mentre la percentuale di architetti con un reddito annuo superiore a 30mila euro è scesa dal 21% al 16,6 per cento.

Considerato il crollo del settore delle nuove costruzioni e delle opere pubbliche, gli architetti italiani, nel 2015, hanno avuto a disposizione appena 104 mila euro a testa di mercato potenziale, il secondo valore più basso tra tutti i paesi europei (superiore soltanto a quanto misurato per la Grecia); un terzo del mercato di riferimento pro-capite stimato per gli architetti tedeschi; tra otto e nove volte in meno rispetto a Francia e Regno Unito. Tra 2015 e 2006 la dimensione del mercato è crollata del -45% (parliamo, a valori reali, di ben 13 miliardi di euro in meno).

Per i progettisti italiani, poi, la solvibilità della clientela continua ad essere un problema. Nel 2015 la percentuale di architetti che indica di vantare crediti residui nei confronti della clientela privata è il 67%, il 6% in più rispetto alla situazione del 2014. Sono invece quasi un terzo gli architetti che attendono pagamenti da parte del settore pubblico (dimensione media pari all'11% del fatturato annuo), ma sono in leggero calo, nel 2015, i giorni necessari per ottenere un pagamento da parte della Pa: si riducono da 200 a 141. Sono 115, invece, i giorni medi di attesa per i pagamenti delle imprese e 84 giorni per i pagamenti delle famiglie.

Per quanto riguarda la struttura dei circa 70mila studi di architettura, essi impiegano in media quattro addetti, 1,5 soci, un dipendente non architetto, 0,2 dipendenti architetti e 1,4 collaboratori con partita Iva. Negli ultimi sette anni la quota di donne tra i neo-iscritti alla cassa previdenziale è stata regolarmente superiore al 50%. Nell'ultimo decennio il cosiddetto gender-wage gap (differenza percentuale tra reddito maschile e femminile) si è ridotto considerevolmente, ma rimane ancora elevato.
Nel 2015 il reddito medio annuo degli uomini è stato superiore del 57%, la stessa differenza era l'85% all'inizio degli anni duemila. Confermata anche la difficoltà dell'inserimento professionale per i neo laureati. Nel 2014, ad un anno dal conseguimento del titolo di laurea di secondo livello in architettura (magistrale o magistrale a ciclo unico), il tasso di disoccupazione si è portato al 31% (era il 17% nel 2010).

Come conseguenza di questo scenario difficile stanno decisamente mutando i modelli organizzativi degli studi professionali. Stanno sempre più facendo riferimento al coworking, ovvero la condivisione degli ambienti di lavoro e dei costi fissi di gestione degli studi, mentre si avverte sempre di più la necessità di ampliare la dimensione degli studi attraverso forme di aggregazione. Inoltre, i professionisti sono sempre più specializzati. Sia in attività tradizionali come la redazione capitolati, le perizie estimative, il catasto, collaudi e sicurezza nei luoghi di lavoro, sia in quelle più innovative come la certificazione di classi energetiche, GIS (Geographic Information System), studi e progettazioni di fattibilità, project financing, facility management.

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