Fisco e contabilità

Professionisti, certificazione delle competenze: solo otto Regioni pronte nella gestione del sistema

di Giuseppe Latour

Mettere a regime il sistema di certificazione delle competenze in tutte le Regioni. Per rendere pienamente efficace anche la tessera professionale europea. È la richiesta emersa nel corso del convegno organizzato nel pomeriggio di ieri (11 febbraio) dai deputati del Partito democratico a Roma: l'attestazione delle abilità acquisite in maniera sia formale che informale deve diventare una realtà in tutto il paese.
Al momento, infatti, sono soltanto otto le Regioni che hanno concluso il percorso per la creazione dei loro repertori (raccolta e gestione dati), gli archivi che costituiscono il cuore del sistema. Troppo poche. Così Palazzo Chigi, il ministero del Lavoro e quello dell'Istruzione chiedono ai governatori di invertire la rotta.

La legge n. 92/2012 ha previsto una delega al Governo per la costituzione di un Sistema nazionale di certificazione delle competenze, basato su standard minimi di servizio omogenei su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un meccanismo che dovrà attestare sia le competenze acquisite in maniera formale che quelle realizzate in situazioni non formali. «Con la certificazione si codifica un'abilità in maniera riconoscibile e spendibile anche fuori dai percorsi formativi tradizionali», racconta il sottosegretario al ministero dell'Istruzione, Gabriele Toccafondi.
In attuazione della delega è stato emanato il Dlgs n. 13 del 2013 che, tra le altre cose, ha previsto la costituzione di un repertorio nazionale di certificazione delle competenze: si tratta di un archivio che dovrà fare da riferimento unico per i soggetti certificati, costruito sulla base dei dati raccolti dalle Regioni, e che dunque non può funzionare o sarà incompleto senza l'attività di tutte le Regioni, con una serie di diramazioni regionali. Ad oggi, però, le Regioni sono ancora indietro nella fase di attuazione.
Secondo i dati presentati nel corso del convegno, infatti, sono solo otto quelle che hanno un sistema di certificazione completo e attivo: Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta, Piemonte, Sardegna e Veneto. Dieci sono ancora in fase di emanazione delle norme, sebbene a diversi stati di avanzamento: si tratta di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Puglia, province di Trento e Bolzano. Molise e Sicilia, infine, risultano ancora completamente ferme. In generale, pesa il fatto che le diverse amministrazioni partissero da sistemi diversi.

Al momento, però, il quadro resta troppo frammentato.
Questa situazione, infatti, tiene a freno l'intero sistema nazionale. «Serve che le Regioni superino la disomogeneità attuale e rendano operativi i loro repertori», spiega Tea Albini della commissione Politiche Ue della Camera dei deputati. «È evidente che la certificazione delle competenze funziona soltanto se esiste una rete che sia in grado di fare questa operazione – spiega il sottosegretario al ministero del Lavoro, Luigi Bobba - Con la legge delega e il decreto legislativo abbiamo la strumentazione normativa necessaria. Adesso, però, è importante trovare gli attori concreti che siano capaci di completare il quadro. Le Regioni devono adeguarsi».

Il sistema di certificazione delle competenze è essenziale anche per la tessera professionale europea, il nuovo meccanismo di riconoscimento delle qualifiche che consentirà di esercitare la propria attività fuori dall'Italia. Una novità che, per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, Sandro Gozi andrà attivata rapidamente. Quella della tessera professionale europea «è una questione che apparentemente sembra tecnica ma è una grande questione culturale, sociale, di opportunità economica. Un bell'esempio di quella Europa come moltiplicazione di opportunità: di spostamento, di lavoro. Nulla è più moltiplicatore delle opportunità del riconoscimento delle competenze».

Certificazione delle competenze, la mappa regionale

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