Fisco e contabilità

Turri (Filca): «Uso abnorme dei voucher, ma l'emergenza è anche la pensione»

di Giuseppe Latour

Lavorare al contratto unico di cantiere, proseguire sulla strada della riorganizzazione della bilateralità e del potenziamento della borsa lavoro, alzare la guardia su fenomeni nuovi, come i voucher. Ma, soprattutto, ragionare con attenzione sulla questione delle pensioni in edilizia: l'uscita a quasi 68 anni è impensabile per il settore, bisognerebbe ragionare su soluzioni specifiche, soprattutto per tutelare la sicurezza.

Sono queste le questioni più urgenti che le costruzioni dovranno affrontare già a partire dalle prossime settimane per Franco Turri, neo segretario generale della Filca Cisl. Turri, originario di Gallarate, 58 anni, è nel sindacato da quarant'anni. Dal 2003 si occupa, per la segreteria nazionale, di politiche contrattuali, bilateralità, sicurezza, mercato del lavoro. Tutti temi cruciali per il prossimo futuro.

Partiamo dai voucher. Come legge il fenomeno?
La sensazione è che ci sia un uso abnorme dello strumento. Ce lo dicono tutte le nostre fonti: l'ipotesi è che il 30% dei buoni lavoro emessi riguardi le costruzioni. Ma il problema è anche che l'Inps non ha dati specifici. Comunque, i voucher stanno diventando un modo per dare una parvenza di regolarità al lavoro nero.

Stanno sostituendo le false partite Iva, insomma?
L'esperienza di anni nel settore delle costruzioni insegna che ogni volta che si attivano nuovi controlli viene trovato il modo per aggirarli. Dopo che abbiamo messo paletti al part time con l'ultimo contratto nazionale, è partita l'esplosione dei voucher. Per effetto di questo fenomeno, stiamo rapidamente tornando alla situazione pre Durc.

Un tema che per lei andrebbe affrontato con più forza è quello delle pensioni…
Gli ultimi dati confermano una tendenza storica: gli infortuni aumentano nelle piccole imprese e all'aumentare dell'età. L'anno scorso, in totale, ci sono stati cento morti in più con un peso crescente per l'edilizia, il 23 per cento. Nel 2014 era il 19 per cento.

Questo come si lega alla questione delle pensioni?
Molti di questi infortuni sono tra i lavoratori più anziani. E' evidente che nel nostro settore non è ipotizzabile portare l'uscita dal lavoro a 67 anni e 10 mesi. Bisogna cambiare le regole per aumentare la sicurezza nei cantieri.

Quanto si può anticipare il termine?
La proposta avanzata dal presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano è di anticipare l'uscita a 62 anni con una penalizzazione dell'8 per cento. Una penalizzazione che, però, nel caso dell'edilizia diventa durissima da sopportare, perché molti lavoratori vanno in pensione con poco più del minimo a causa degli anni di contribuzione.

Quali altre strade si possono percorrere?
Esiste un fondo contrattuale per anticipare l'età del pensionamento che, però, per adesso ha una portata molto limitata. Una strada potrebbe essere quella di potenziare questo fondo, così da fargli sostenere i lavoratori nel periodo che va dall'uscita dal lavoro (a 62 anni) fino all'età della pensione. Anche se l'ipotesi ottimale sarebbe far pesare di più in termini contributivi gli anni di lavoro nelle costruzioni. D'altronde in Francia e in Germania in edilizia si va in pensione prima.

Intanto, state iniziando a lavorare al nuovo contratto…
Sì, stiamo definendo la nostra piattaforma. Sarà un rinnovo complicato, perché ci dobbiamo porre l'obiettivo di ricostruire il ciclo edilizio. Anche per noi, poi, si pone il tema della contrattazione. In questi anni abbiamo assistito alla fuga sistematica dal nostro contratto, a favore di altre forme più favorevoli: basta pensare a quanti fanno la formazione di 16 ore per la sicurezza.

Cosa pensa del contratto unico di cantiere?
Il contratto unico di cantiere potrebbe essere una strada. Ma potremmo iniziare unificando i contratti che riguardano artigianato, industria, cooperative. Anche nelle associazioni datoriali, infatti, serve maggiore unità. Non possiamo proseguire sulla strada della polverizzazione.

Il vecchio contratto ha lasciato diverse questioni aperte.
E' vero. Certamente c'è la questione della bilateralità. Avevamo previsto accorpamenti tra enti di formazione e sicurezza, che sono stati fatti nell'80% dei casi, ma anche una serie di accorpamenti a livello territoriale che, nella gran parte dei casi, non hanno funzionato.

Come sono andate le cose sulla contrattazione di secondo livello?
Non è stata fatta ovunque, ma dove è stata fatta ha funzionato. Resta, invece, aperto il tema della borsa lavoro.

In che senso?
Oggi è soltanto un contenitore delle opportunità di lavoro in edilizia che, però, non consente il matching tra domanda e offerta. Dobbiamo impegnarci per migliorarla.

Cosa si aspetta sulla parte economica?
L'altra volta siamo partiti da un aumento a zero e poi siamo riusciti a chiudere. Anche stavolta non avremo preconcetti e guarderemo all'accordo nel suo complesso. Posso dirle, con una battuta, che se ci fosse il pensionamento a 62 anni, potrei pensare seriamente anche all'aumento zero.

Chiudiamo con il codice appalti. La norma sull'in house non vi è proprio piaciuta?
La nostra posizione è chiara. Anche l'80% di lavori in gara per noi è troppo. Spero possa esserci un'ulteriore revisione delle percentuali attuali a tutela dei lavoratori.

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