Fisco e contabilità

Ctu/2. Per i consulenti compensi fermi da 13 anni, in vista soltanto un ritocco legato agli indici Istat

di G.La.

All'orizzonte c'è solo un aggiornamento degli attuali coefficienti. Senza procedere alla rivoluzione che vorrebbero i professionisti. E senza ritoccare le norme sui fallimenti, introdotte dalla legge n. 83/2015, che abbattono i compensi dei periti. La partita della revisione delle norme che regolano la determinazione degli onorari dei consulenti tecnici d'ufficio, ferma dal 2002, sta arrivando rapidamente a una svolta. La conferma è arrivata nei giorni scorsi direttamente dal sottosegretario al ministero della Giustizia, Cosimo Ferri. Il provvedimento è stato scritto e inviato al ministero dell'Economia per ottenere un parere: l'adeguamento, che sarà parametrato agli indici Istat, costerà circa 40 milioni di euro. Si tratta di risorse che andranno trovate con la legge di Stabilità. La cattiva notizia, però, è che l'intervento si ridurrà al minimo sindacale. Sulla rivalutazione peserà come un macigno il timore di incrementare la spesa pubblica.

Le questioni sul piatto, ormai da anni, sono tre. La prima riguarda le cause con un valore di riferimento: per fissare i compensi il giudice usa delle percentuali che non vengono aggiornate dal 2002. La seconda questione è quella delle cosiddette "vacazioni": sono i compensi orari, da tenere come riferimento quando la causa non ha un valore predeterminato. Al momento valgono 8,15 euro (sui quali pagare le tasse) ogni due ore. Il terzo tema è legato al tetto massimo del compensi: una legge del 1980, mai aggiornata, ha fissato il limite di un miliardo delle vecchie lire. Quel valore, al momento, è stato convertito in 516milia euro, anche per le cause con importi da diverse centinaia di milioni. Un vincolo che i professionisti contestano, dal momento che per le cause multimilionarie le partite Iva sono costrette a sopportare responsabilità e oneri proporzionati.

L'azione che il ministero sta preparando, dopo la sollecitazione della Rete delle professioni tecniche, metterà certamente una pezza sui primi due problemi. Ma quello che ne verrà fuori potrebbe non placare le polemiche. Soprattutto sulle vacazioni, infatti, gli ordini nazionali sollecitano da tempo una radicale modifica del meccanismo attuale, ritoccando pesantemente le remunerazioni e, magari, collegandole a una serie di bonus, nel caso in cui il Ctu rispetti i tempi richiesti dal giudice. Insomma, una riforma vera e propria delle tariffe, più che una semplice operazione cosmetica agganciata agli indici Istat. Il Governo, invece, è decisamente orientato verso la seconda ipotesi: aggiornare i vecchi compensi in base al costo della vita, senza fare innovazioni particolari a beneficio dei professionisti.

Quindi, ci sarà il ritocco del tetto massimo dei compensi e quello delle percentuali per le cause senza valore di riferimento. Mentre per le vacazioni, con il recupero dell'inflazione, a conti fatti potrebbero arrivare solo pochi spiccioli. Il motivo di questa scelta è legato ai maggiori oneri che potrebbero derivare dalle nuove tariffe, stimati dal Mef (in base a un'ipotesi conservativa) in circa 40 milioni di euro. Se i compensi dei consulenti nelle cause civili riguardano le parti, in quelle penali coinvolgono direttamente lo Stato, almeno in prima battuta. Un ritocco troppo generoso potrebbe essere interpretato, allora, come un regalo ai professionisti ai danni delle casse pubbliche. Anche se un aiuto, secondo le ipotesi che circolano in queste ore, potrebbe arrivare dai risparmi recuperati grazie alle minori notifiche pagate in questi primi mesi di processo civile telematico.

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